
Re: I Demoni Di San Pietroburgo
I dèmoni di San Pietroburgo
dimanche 27 avril 2008 di Luca Lardieri
(I demoni di San Pietroburgo ) ; Regia : Giuliano Montaldo ; sceneggiatura : Paolo Serbandini, Monica Zapelli, Giuliano Montaldo da una idea originale di Andrei Konchalovsky ; fotografia : Arnaldo Catinari ; montaggio : Consuelo Catucci ; musica : Ennio Morricone ; interpreti : Miki Manojlovic (Dostoevskij), Carolina Crescentini (Anna), Roberto Herlitzka (Pavlovic), Anita Caprioli (Aleksandra), Filippo Timi (Gusiev), Sandra Ceccarelli (Natalia Ivanovna) ; produzione : Jean Vigo Italia, Rai Cinema ; distribuzione : 01 Distribution ; origine : Italia, 2007 ; durata : 118’.
Realtà ed immaginazione, volontà ed azioni tangibili, colpe e colpevoli di fermenti, tumulti, rivolte.
I dèmoni di San Pietroburgo di Giuliano Montaldo affronta tutti questi temi e li mischia, li volta, li fonde. Uno spaccato dell’esistenza di Fëdor Michajlovič Dostoevskij in cui l’animo dello scrittore emerge e si interroga sul proprio ruolo e su quello della “sua gente”, dei suoi lettori ; del continuo evolversi e mutare della condizione umana a seconda delle avversità che essa si trova a dover fronteggiare. Un messaggio diretto ai suoi contemporanei (la vicenda ha luogo intorno al 1860), ma che in realtà è senza tempo e può essere trasmesso con la stessa efficacia a tutte le popolazioni di qualsiasi epoca.
Un Dostoevskij quarantenne, con alle spalle diversi anni di lavori forzati nella glaciale Siberia, è alle prese con la stesura del suo ultimo libro, Il Giocatore, che deve urgentemente consegnare al proprio editore, Stellovskij, per sanare diversi debiti di gioco accumulati nei suoi confronti. Per far ciò assume una giovane stenografa, Anna Grigor’evna Snitkina (Carolina Crescentini), con la quale di lì a poco intreccerà una casta relazione amorosa. Nel frattempo nel suo animo cominceranno ad annidarsi dèmoni irrequieti, risvegliati dalla conoscenza di uno strano individuo, Gusiev, il quale confesserà allo scrittore di far parte di una associazione terroristica con la finalità di sterminare la famiglia imperiale. A capo di tutto, una misteriosa ed affascinante donna di nome Aleksandra. L’ossessione di trovare la ragazza per impedire che avvenga ciò che lo scrittore considera “ormai” irresponsabile e l’inizio di una profonda autoanalisi (che nell’opera letteraria dello scrittore esaminerà quelle che lui considera una sorta di "colpe dei padri, ricadute sui figli") ci incanalerà verso un finale intenso e delirante (fatta eccezione per qualche caduta di stile, come la metafora aquila/libertà).
Un film molto appassionato, che si avvale di un cast tecnico ed attoriale veramente notevole (su tutti Miki Manolovic ed il sempre più bravo Filippo Timi) ed ha il grande pregio di presentarsi, finalmente, come un film adatto al cinema e non, come sempre più spesso accade oggi, fiction televisiva portata su grande schermo. L’idea è accattivante, ambiziosa ed in molti casi anche riuscita, se non fosse per l’eccessivo didascalismo di alcune sequenze (soprattutto da un punto di vista della messa in scena) e la difficoltà che si può percepire nel seguire l’evolversi del plot per chi è digiuno o quasi di conoscenze dell’opera Dostoevskijana e/o di nozioni sulla sua biografia. Quest’ultima scelta rientra perfettamente, però, nei piani dell’autore, il quale afferma : « Ho affrontato questa difficile impresa sperando che dopo la visione di questo film cresca il desiderio di conoscere ancora di più questo grande personaggio ». Sicuramente I dèmoni di San Pietroburgo riesce nell’intento di incuriosire il pubblico e di spingerlo verso la conoscenza di colui che viene considerato il caposaldo della letteratura russa.
Montaldo, avendo alle spalle numerose regie di opere liriche, dirige il tutto con fermezza ed estrema correttezza formale, facendo risultare piacevole e per nulla fuori luogo la scelta di una recitazione piuttosto marcata, sopra le righe. Un film non completamente riuscito, ma che offre diversi spunti interessanti e che sicuramente merita una posizione di riguardo, rispetto al desolante panorama mostratoci troppo spesso (almeno in questi ultimi mesi) dal cinema nostrano.