Oggi il Corsera dedica un reportage da una Milano in realtà solo parzialmente "nascosta"(considerato che molti di quelli che conosco che ci vanno per lavoro mi raccontano di questa realtà,nuova,triste o drammatica a seconda dei punti di vista)
MILANO - Marika e il notaio Enzo restano seduti al tavolo per un'ora scarsa, lei bellissima, poco trucco, abito semplice. Lui un po' guardingo, silenzioso. Lei scambia qualche parola con alcune ragazze russe che si muovono a loro agio nella grande sala del Fairmont Hotel. È uno dei più prestigiosi alberghi di Montecarlo, famoso per la piscina all'ultimo piano che da una parte si affaccia sul mare e dall'altra su virage Fairmont, un punto mozzafiato per assistere al Gran Premio di Formula Uno, sulla curva più lenta del circuito. Quella sera Marika Sjakste, 29 anni, contempla un po' tutto il suo mondo. C'è l'uomo (sposato) con cui ha una relazione da qualche anno; intorno si aggirano decine di modelline , quelle che lei vorrebbe vestire, studiando da stilista all'istituto Marangoni di Milano; e poi ci sono le ragazze più adulte, quelle della sua età, che magari hanno provato con la moda e con lo spettacolo, ma alla fine hanno passato la linea, ora fanno le escort. Molte sono russe o dei Paesi baltici, come Marika. Qualche mese dopo quella serata, domenica scorsa, giorno della partita di calcio Italia-Spagna, il notaio Vincenzo Ialente uccide Marika e poi si spara, nel suo monolocale del centro di Milano che aveva riservato per la ragazza. Non riusciva più a gestire la sua doppia vita, il notaio. Un suo amico racconta: «Ha guardato a destra e poi a sinistra. Non ha trovato una strada. Ha deciso di schiantarsi contro il muro». Ventotto anni dopo la modella Terry Broome, che nel 1984 uccise il suo compagno, la Milano della moda accarezza di nuovo la tragedia.
I sogni spezzati di Marika
Negli anni Ottanta le ragazze dell'Est europeo non esistevano neppure, o se ne vedevano pochissime. Oggi la città del fashion è loro. Angeli giovanissimi, lineamenti tagliati, occhi cerulei. E poi ci sono gli angeli altrettanto attraenti, più maturi e un po' persi: le escort russe o delle ex repubbliche sovietiche a Milano sono circa trecento. Due mondi che non si parlano, che si sfiorano senza comunicare. Separati dall'età, dalle speranze, dalla lingua (l'italiano che le modelline non parlano). Soprattutto, il confine è marcato dai canoni estetici: filiformi ed eteree le prime, avvenenti le altre. L'unico collegamento è racchiuso in un'espressione generica, ma con implicazioni profondamente differenti: fare immagine.
Le modelle che arrivano dalla Russia, dalla Lettonia, dalla Lituania, non hanno mai più di vent'anni. Le agenzie migliori investono su di loro, e per questo le seguono da vicino, trovano gli alloggi, mantengono un controllo rigido sui comportamenti. Le altre, legate ad agenti meno famosi, sono comunque più libere, di giorno si dedicano ai casting e di notte escono in città con i modellari , «professionisti» che in Italia esistono solo a Milano, una sorta di factotum che si spostano tra i locali più chic. Le modelle entrano gratis, drink a disposizione, divertimento. I modellari prendono 50 o 70 euro a ragazza, sono ricercatissimi, i più introdotti ne possono portare in discoteca anche una decina a sera. La prostituzione non esiste. Raccontano di giovani rampolli arabi che «hanno abbandonato le voglie dei loro padri», la serata preferiscono passarla con gruppi di bellissime ragazze al tavolo e se vogliono sesso lo cercano altrove. Le modelline hanno ambizione, sperano di diventare delle top . Alle notti di Milano offrono solo i loro volti.
Nell'altro girone, quello delle serate a 500 euro, si dice la stessa cosa: fare immagine. Per una festa, per una serata. Ci sono agenzie anche per questo. Chi conosce questo mondo usa un'espressione forse lessicalmente scorretta ma calzante, «immagine prostituzionale». L'agenzia manda le ragazze, gettone di presenza da 80-100 euro, più i bonus per le bocce consumate dai clienti (le bottiglie di champagne che fanno il grosso dell'incasso), la strada che prendono queste serate tutti la conoscono ma nessuno la dice. È un gioco di parole che fanno da schermo: «Loro non sono prostitute, io non sono un magnaccia - spiega con un sorriso un importante pr - Semplicemente, capisco chi sono gli uomini disponibili , propongo loro di incontrarsi con qualche mia amica. Mi limito a questo: faccio il tavolo . Il resto della serata è cosa loro, quando incontro di nuovo le ragazze magari mi girano una parte del regalo che hanno ricevuto». E poi c'è il portiere di notte di un noto hotel del centro, altro tessitore di relazioni: «Salgo in camera del mio "amico" - racconta una 26enne russa - lascio il documento in reception, ma non vengo registrata. Il portiere sa che prenderà una buona mancia».
Percorsi che si incrociano. La Milano della moda è una città piccolissima ma ogni storia è diversa. Angeli che inseguono sogni e angeli che inseguono denaro. Di sera si sfiorano sotto le luci degli stessi privé . Si vedono, si riconoscono, tutto qua. Marika contemplava: le sue coetanee che si vendono e le altre, che avrebbero potuto essere le sue giovani sorelle, tutte ragazze della vecchia Russia, come lei. Aveva trovato un uomo che le dava affetto e sicurezza economica. L'uomo che l'ha uccisa. Marika gli angeli di Milano voleva solo vestirli.
http://milano.corriere.it/milano/no...624324598.shtml