Il 4 ottobre 1957 il mondo salutava il suo primo satellite artificiale
L’era spaziale compie 60 anni. I giornali di tutto il mondo, le cui prime pagine vennero totalmente dedicate al lancio del primo satellite artificiale della storia, lo definirono con più soprannomi: da “Luna Rossa” a “Baby Luna”. In realtà si chiamava “Sputnik”, cioè “compagno di viaggio”, ma che in russo significa anche “satellite”. Il 4 ottobre 1957, un suono flebile e intermittente proveniente dallo spazio venne captato dalle stazioni radio terrestri. Fino ad allora, nessun oggetto costruito dall’uomo aveva mai solcato l’atmosfera terrestre. Un razzo vettore, chiamato R-7 Semijorka, sigla 8K71PS, un missile balistico intercontinentale potenziato, lo aveva “sparato in orbita” partendo da un base spaziale fino a quel momento sconosciuta: Baijkonur, nella steppa del Kazakhstan. Il 4 ottobre 1957 quindi, è la data del certificato di nascita dell’era spaziale.
Una sfera di 58 chilogrammi
Alle 23 di quella sera, nelle agenzie di stampa, nelle redazioni di giornali, radio e TV si iniziò a correre. Radio Mosca, dopo avere ripetuto per tre volte la parola “attenzione”, aveva diramato l’annuncio: “Il primo satellite artificiale della Terra è stato lanciato con successo dall’Unione Sovietica, ed ora gira attorno alla Terra seguendo una traiettoria ellittica ad una distanza massima dalla superficie terrestre di 939 chilometri. Il satellite ha forma sferica, diametro di 58 centimetri, peso di 83,6 chilogrammi e porta a bordo un apparecchio trasmittente”.
Ascoltando alcuni testimoni dell’evento, all’inizio vi fu scetticismo. Si volle verificare la notizia. Per l’epoca, pareva fantascienza, ed evidentemente già all’epoca i cospirazionisti non mancavano attorno alle grandi imprese dello spazio. Ma (all’epoca, come in seguito) era tutto vero: lo Sputnik era lassù, ed era l’inizio di un’era che, dallo spazio, avrebbe cambiato il nostro mondo e la vita di tutti i giorni. Le stazioni di radioascolto di Terra, in Asia così come in Occidente, captarono i segnali della sfera metallica russa, e il suo “bip-bip” proveniente dallo spazio. Ogni 96 minuti, lo “Sputnik 1” effettuava un giro completo attorno al globo terrestre, e scaricava i suoi segnali di volta in volta sulle diverse regioni che sorvolava. Già l’anno prima, gli USA avevano dichiarato di essere pronti a lanciare un satellite nel corso dell’Anno Geofisico Internazionale (da luglio 1957 a dicembre 1958): uno sforzo di indagine a livello mondiale che avrebbe coinvolto tutte le nazioni del pianeta.
Ascoltando alcuni testimoni dell’evento, all’inizio vi fu scetticismo. Si volle verificare la notizia. Per l’epoca, pareva fantascienza, ed evidentemente già all’epoca i cospirazionisti non mancavano attorno alle grandi imprese dello spazio. Ma (all’epoca, come in seguito) era tutto vero: lo Sputnik era lassù, ed era l’inizio di un’era che, dallo spazio, avrebbe cambiato il nostro mondo e la vita di tutti i giorni. Le stazioni di radioascolto di Terra, in Asia così come in Occidente, captarono i segnali della sfera metallica russa, e il suo “bip-bip” proveniente dallo spazio. Ogni 96 minuti, lo “Sputnik 1” effettuava un giro completo attorno al globo terrestre, e scaricava i suoi segnali di volta in volta sulle diverse regioni che sorvolava. Già l’anno prima, gli USA avevano dichiarato di essere pronti a lanciare un satellite nel corso dell’Anno Geofisico Internazionale (da luglio 1957 a dicembre 1958): uno sforzo di indagine a livello mondiale che avrebbe coinvolto tutte le nazioni del pianeta.
La “strategica” base di lancio di Bajkonur
Nelle discussioni preliminari sui vari progetti, che le singole nazioni illustrarono durante le riunioni preparatorie, gli scienziati americani descrissero con molti particolari i propri programmi di satelliti, razzi e basi di lancio, a cominciare dai razzi “Vanguard”, della Marina Militare, destinati al lanciare i primi satelliti americani. Da parte sovietica invece, pochissime parole: si disse solo che erano cominciati i primi progetti. Tutto questo venne interpretato come una certa arretratezza nei progetti: ma lo “Sputnik 1” era quasi pronto ad andare sulla sua rampa di lancio. Dove? Nel bel mezzo delle steppe del Kazakhistan, ai confini nordici del Bet-Pat-Kala, ovvero quella che all’epoca era chiamata “la steppa della fame” dei nomadi kirghisi, in una pianura senza fine. La città più vicina, a 70 chilometri, è Baijkonur.
Così ci ha ricordato quell’esperienza, in un incontro di qualche anno fa, quell’esperienza Vasilij Mishine, del team di ingegneri di Sergeij Korolev, il capo del programma di razzi e veicoli spaziali russi dell’epoca. Lo stesso Mishine era uno dei progettisti dei razzi russi che lanciarono in orbita il primo “Sputnik” e le successive capsule con a bordo i cosmonauti: “Ci portarono in quella zona desertica del Kazakhistan, dove non c’era nulla, ma proprio nulla. E ci dissero che lì avremmo dovuto, in tempi brevi, lanciare i primi razzi destinati allo spazio. La zona, dal punto di vista geografico era ovviamente strategica, sia dal lato militare che civile. Un satellite lanciato da quella posizione poteva sorvolare gran parte degli stati americani. Fortunatamente eravamo un gruppo di giovani tecnici con grande entusiasmo: la guerra ci aveva forgiato per bene, non ci spaventammo di fronte a nulla, ed entro breve tempo in quella zona ci adattammo a vivere dapprima in baracche, e poi sorse un vero e proprio centro di accoglienza. Insomma, la base diventerà ben presto operativa, e ricca di piattaforme, rampe, hangar, ferrovie per il trasporto dei razzi, eccetera”.
Lo spazio scenario di punta della guerra fredda In quel periodo di piena guerra fredda e di rapporti tesi tra Est e Ovest, in particolare tra quelle che erano ormai le due potenze mondiali dal punto di vista tecnologico e militare, lo spazio stava per diventare teatro di dimostrazione di superiorità. Il primo “Sputnik” aveva a bordo due radiotrasmittenti e batterie elettriche al piombo analoghe a quelle degli autoveicoli. Il lancio non aveva altro scopo, evidentemente, che quello di dimostrare la sua fattibilità, in particolare sul funzionamento del razzo. E poi, per battere gli americani con quel grosso primato.
Un mese dopo lo “Sputnik 1”, il 3 novembre 1957 giungerà il nuovo primato: un altro satellite, pesante addirittura 508 chilogrammi e chiamato “Sputnik 2” raggiunge l’orbita, portando nello spazio il primo essere vivente, una cagnetta di nome Laika. La meticcia, era stata inviata nello spazio per studiare come gli organi terrestri reagivano al volo in assenza di peso. Ma purtroppo ancora non era stato sviluppato un sistema che proteggesse il satellite per consentire un rientro sulla Terra: il rientro negli strati atmosferici portano il satellite ad infuocarsi, raggiungendo temperature di 1600 gradi centigradi. Così “Laika” fu purtroppo sacrificata per la conquista spaziale. Ma qualche tempo dopo, a bordo di altri “Sputnik”, altri cani verranno lanciati in orbita, alcuni anche in coppia: celebri furono “Belka” e “Strelka” che ritornarono un po’ spaventate, ma sane e salve a Terra.
Così ci ha ricordato quell’esperienza, in un incontro di qualche anno fa, quell’esperienza Vasilij Mishine, del team di ingegneri di Sergeij Korolev, il capo del programma di razzi e veicoli spaziali russi dell’epoca. Lo stesso Mishine era uno dei progettisti dei razzi russi che lanciarono in orbita il primo “Sputnik” e le successive capsule con a bordo i cosmonauti: “Ci portarono in quella zona desertica del Kazakhistan, dove non c’era nulla, ma proprio nulla. E ci dissero che lì avremmo dovuto, in tempi brevi, lanciare i primi razzi destinati allo spazio. La zona, dal punto di vista geografico era ovviamente strategica, sia dal lato militare che civile. Un satellite lanciato da quella posizione poteva sorvolare gran parte degli stati americani. Fortunatamente eravamo un gruppo di giovani tecnici con grande entusiasmo: la guerra ci aveva forgiato per bene, non ci spaventammo di fronte a nulla, ed entro breve tempo in quella zona ci adattammo a vivere dapprima in baracche, e poi sorse un vero e proprio centro di accoglienza. Insomma, la base diventerà ben presto operativa, e ricca di piattaforme, rampe, hangar, ferrovie per il trasporto dei razzi, eccetera”.
Lo spazio scenario di punta della guerra fredda In quel periodo di piena guerra fredda e di rapporti tesi tra Est e Ovest, in particolare tra quelle che erano ormai le due potenze mondiali dal punto di vista tecnologico e militare, lo spazio stava per diventare teatro di dimostrazione di superiorità. Il primo “Sputnik” aveva a bordo due radiotrasmittenti e batterie elettriche al piombo analoghe a quelle degli autoveicoli. Il lancio non aveva altro scopo, evidentemente, che quello di dimostrare la sua fattibilità, in particolare sul funzionamento del razzo. E poi, per battere gli americani con quel grosso primato.
Un mese dopo lo “Sputnik 1”, il 3 novembre 1957 giungerà il nuovo primato: un altro satellite, pesante addirittura 508 chilogrammi e chiamato “Sputnik 2” raggiunge l’orbita, portando nello spazio il primo essere vivente, una cagnetta di nome Laika. La meticcia, era stata inviata nello spazio per studiare come gli organi terrestri reagivano al volo in assenza di peso. Ma purtroppo ancora non era stato sviluppato un sistema che proteggesse il satellite per consentire un rientro sulla Terra: il rientro negli strati atmosferici portano il satellite ad infuocarsi, raggiungendo temperature di 1600 gradi centigradi. Così “Laika” fu purtroppo sacrificata per la conquista spaziale. Ma qualche tempo dopo, a bordo di altri “Sputnik”, altri cani verranno lanciati in orbita, alcuni anche in coppia: celebri furono “Belka” e “Strelka” che ritornarono un po’ spaventate, ma sane e salve a Terra.
Le reazioni negli Usa e nel mondo occidentale
Negli Usa la notizia fu considerata drammatica. Lo Sputnik venne visto più come uno strumento potenziale di minaccia dallo spazio. Difficile, all’epoca, pensare agli straordinari utilizzi futuri dei satelliti: dalle telecomunicazioni, TV diretta, previsioni meteo, controllo dettagliato dei mari e dell’atmosfera, telerilevamento, navigazione satellitare, eccetera. Il progetto “Vanguard” era destinato a portare in orbita il primo satellite americano. Ma fu un terribile “flop”, trasmesso anche dalle TV americane. Nelle diatribe esistenti tra forze armate, Esercito, Marina e Aviazione, la Marina aveva avuto la meglio con il suo “Vanguard”.
Era comunque opinione di molti che il progetto più importante fosse quello portato avanti dall’Esercito, alla guida del tedesco Werner von Braun, che era stato negli anni degli Germania nazista, il progettista, suo malgrado, delle bombe a razzo V-1 e V-2 destinate alla distruzione delle città nemiche. Ma il sogno di Von Braun era quello di costruire razzi per la conquista pacifica dello spazio, e al termine del conflitto, fu trasferito negli Stati Uniti per raggiungere il suo sogno dopo gli anni terribili della seconda guerra mondiale.
Scartato dunque il “Vanguard”, Von Braun, prevedeva di lanciare il razzo “Jupiter-C” dalla nuova, base di Cape Canaveral, ancora in fase di costruzione, sul promontorio della Florida. Il 31 gennaio 1958, Jupiter parte e pone in orbita con sincronismo assoluto il primo satellite “made in USA”, l’”Explorer 1”. A differenza dello “Sputnik”, il satellite americano effettua veri e propri rilevamenti scientifici, dando conferma del fascio di radiazioni e campi magnetici che avvolgono la Terra. Verranno così chiamate “Fasce di Van Allen”, dal nome dello scienziato che aveva progettato il contatore geiger per l’”Explorer 1”.
E dopo gli Sputnik, lo spazio subito si affolla
La corsa spaziale era ormai avviata, e dai primi lanci, le imprese nel cosmo si susseguono a ritmo serrato. Nel giorno che celebrava l’”Explorer 1”, gli Stati Uniti fondarono l’agenzia che avrebbe coordinato e gestito i programmi spaziali: nacque così la NASA, ente aeronautico e spaziale nazionale, mentre inizia la costruzione di altri satelliti. Ed è sempre l’Unione Sovietica a detenere la maggioranza dei primati. Dopo lo spazio circumterrestre il nuovo obiettivo è la Luna. Gli specialisti russi, lanciano da Baijkonur le prime sonde “Luna”, una delle quali si avvicina al globo lunare.
Ma anche in orbita terrestre aumenta il numero dei satelliti per vari impieghi, destinati a svolgere esperimenti per la durata di mesi o anni. Furono i primi, pionieristici passi nello spazio. Oggi il lancio di un satellite, con un razzo, più o meno potente, non fa più notizia. Sono ormai molte le nazioni del mondo in grado di lanciare satelliti, anche in modo autonomo. Anche l’Italia, che lanciò il suo primo satellite nel 1964, ne è diventata grande protagonista. Ma con quei primi satelliti scienziati e tecnologi impararono a conoscere meglio lo spazio e i molti pericoli, primo fra tutti quello delle intense radiazioni, meteoriti e micrometeoriti, l temperature estreme e tante altre problematiche. In quel periodo di fine anni cinquanta, avendo maturato la possibilità di lanciare dei potenti razzi nello spazio con un certo coefficiente di sicurezza, Stati Uniti e Russia cominciarono a studiare concretamente, la possibilità di lanciare uomini nello spazio. E in pochi anni, come vediamo da questo elenco, dove abbiamo selezionato 20 tra le principali tappe della grande conquista spaziale, vennero davvero bruciate le tappe.
Era comunque opinione di molti che il progetto più importante fosse quello portato avanti dall’Esercito, alla guida del tedesco Werner von Braun, che era stato negli anni degli Germania nazista, il progettista, suo malgrado, delle bombe a razzo V-1 e V-2 destinate alla distruzione delle città nemiche. Ma il sogno di Von Braun era quello di costruire razzi per la conquista pacifica dello spazio, e al termine del conflitto, fu trasferito negli Stati Uniti per raggiungere il suo sogno dopo gli anni terribili della seconda guerra mondiale.
Scartato dunque il “Vanguard”, Von Braun, prevedeva di lanciare il razzo “Jupiter-C” dalla nuova, base di Cape Canaveral, ancora in fase di costruzione, sul promontorio della Florida. Il 31 gennaio 1958, Jupiter parte e pone in orbita con sincronismo assoluto il primo satellite “made in USA”, l’”Explorer 1”. A differenza dello “Sputnik”, il satellite americano effettua veri e propri rilevamenti scientifici, dando conferma del fascio di radiazioni e campi magnetici che avvolgono la Terra. Verranno così chiamate “Fasce di Van Allen”, dal nome dello scienziato che aveva progettato il contatore geiger per l’”Explorer 1”.
E dopo gli Sputnik, lo spazio subito si affolla
La corsa spaziale era ormai avviata, e dai primi lanci, le imprese nel cosmo si susseguono a ritmo serrato. Nel giorno che celebrava l’”Explorer 1”, gli Stati Uniti fondarono l’agenzia che avrebbe coordinato e gestito i programmi spaziali: nacque così la NASA, ente aeronautico e spaziale nazionale, mentre inizia la costruzione di altri satelliti. Ed è sempre l’Unione Sovietica a detenere la maggioranza dei primati. Dopo lo spazio circumterrestre il nuovo obiettivo è la Luna. Gli specialisti russi, lanciano da Baijkonur le prime sonde “Luna”, una delle quali si avvicina al globo lunare.
Ma anche in orbita terrestre aumenta il numero dei satelliti per vari impieghi, destinati a svolgere esperimenti per la durata di mesi o anni. Furono i primi, pionieristici passi nello spazio. Oggi il lancio di un satellite, con un razzo, più o meno potente, non fa più notizia. Sono ormai molte le nazioni del mondo in grado di lanciare satelliti, anche in modo autonomo. Anche l’Italia, che lanciò il suo primo satellite nel 1964, ne è diventata grande protagonista. Ma con quei primi satelliti scienziati e tecnologi impararono a conoscere meglio lo spazio e i molti pericoli, primo fra tutti quello delle intense radiazioni, meteoriti e micrometeoriti, l temperature estreme e tante altre problematiche. In quel periodo di fine anni cinquanta, avendo maturato la possibilità di lanciare dei potenti razzi nello spazio con un certo coefficiente di sicurezza, Stati Uniti e Russia cominciarono a studiare concretamente, la possibilità di lanciare uomini nello spazio. E in pochi anni, come vediamo da questo elenco, dove abbiamo selezionato 20 tra le principali tappe della grande conquista spaziale, vennero davvero bruciate le tappe.
La conquista dello spazio: venti tappe principali da ricordare
4 ottobre 1957 - Lanciato il primo satellite artificiale, lo Sputnik 1 (Russia)
12 aprile 1961 - In orbita il primo uomo nello spazio, Jurij Gagarin (Russia)
20 febbraio 1962 - In orbita il primo astronauta americano, John Glenn (USA)
16 giugno 1963 - In orbita la prima donna, Valentina Tereskhova (Russia)
18 marzo 1965 - Prima “passeggiata spaziale”, di Alexeij Leonov (Russia)
30 maggio 1966 - Primo atterraggio riuscito sulla Luna, con la sonda Surveyor 1 (USA)
24 dicembre 1968 - Prima missione con equipaggio attorno alla Luna, con Apollo 8 (USA)
20 luglio 1969 - Primo sbarco sulla Luna, con Armstrong e Aldrin, Apollo 11 (USA)
19 aprile 1971 - In orbita il primo laboratorio-stazione orbitante, il Saljut 1 (Russia)
6 aprile 1973 - Prima ricognizione di Giove, con la sonda Pioneer 10 (USA)
20 luglio 1976 - Primo atterraggio di successo di una sonda spaziale su Marte, il Viking 2 (USA)
12 aprile 1981 - Primo volo dello Space Shuttle della NASA (USA)
24 gennaio 1986 - Voyager 2 è la prima sonda a sorvolare il pianeta Urano (USA)
20 febbraio 1986 - In orbita il primo elemento della MIR, la prima stazione spaziale (Russia)
13 marzo 1986 - La sonda “Giotto” è la prima ad esplorare da vicino una cometa (Europa)
4 luglio 1997 - Atterra su Marte il primo rover, il “Sojourner” della NASA (USA)
20 novembre 1998 - Viene messo in orbita il primo modulo della ISS, la Stazione Spaziale Internazionale (USA – Russia – Europa – Giappone – Canada)
15 ottobre 2003 - In orbita il primo astronauta cinese, Jang Liweii (Cina)
21 giugno 2004 - Con il volo sub-orbitale dello spazioplano SpaceShipOne, di Virgin Galactic, con il pilota sudafricano Mike Melville, inizia l’era dei voli turistici nello spazio
8 luglio 2011 - Ultimo volo di uno Space Shuttle, che completa la Stazione Spaziale Internazionale con il modulo italiano PMM (USA)
15 settembre 2017 - La sonda Cassini conclude la più completa esplorazione di Saturno e delle sue lune (USA – Europa - Italia)
12 aprile 1961 - In orbita il primo uomo nello spazio, Jurij Gagarin (Russia)
20 febbraio 1962 - In orbita il primo astronauta americano, John Glenn (USA)
16 giugno 1963 - In orbita la prima donna, Valentina Tereskhova (Russia)
18 marzo 1965 - Prima “passeggiata spaziale”, di Alexeij Leonov (Russia)
30 maggio 1966 - Primo atterraggio riuscito sulla Luna, con la sonda Surveyor 1 (USA)
24 dicembre 1968 - Prima missione con equipaggio attorno alla Luna, con Apollo 8 (USA)
20 luglio 1969 - Primo sbarco sulla Luna, con Armstrong e Aldrin, Apollo 11 (USA)
19 aprile 1971 - In orbita il primo laboratorio-stazione orbitante, il Saljut 1 (Russia)
6 aprile 1973 - Prima ricognizione di Giove, con la sonda Pioneer 10 (USA)
20 luglio 1976 - Primo atterraggio di successo di una sonda spaziale su Marte, il Viking 2 (USA)
12 aprile 1981 - Primo volo dello Space Shuttle della NASA (USA)
24 gennaio 1986 - Voyager 2 è la prima sonda a sorvolare il pianeta Urano (USA)
20 febbraio 1986 - In orbita il primo elemento della MIR, la prima stazione spaziale (Russia)
13 marzo 1986 - La sonda “Giotto” è la prima ad esplorare da vicino una cometa (Europa)
4 luglio 1997 - Atterra su Marte il primo rover, il “Sojourner” della NASA (USA)
20 novembre 1998 - Viene messo in orbita il primo modulo della ISS, la Stazione Spaziale Internazionale (USA – Russia – Europa – Giappone – Canada)
15 ottobre 2003 - In orbita il primo astronauta cinese, Jang Liweii (Cina)
21 giugno 2004 - Con il volo sub-orbitale dello spazioplano SpaceShipOne, di Virgin Galactic, con il pilota sudafricano Mike Melville, inizia l’era dei voli turistici nello spazio
8 luglio 2011 - Ultimo volo di uno Space Shuttle, che completa la Stazione Spaziale Internazionale con il modulo italiano PMM (USA)
15 settembre 2017 - La sonda Cassini conclude la più completa esplorazione di Saturno e delle sue lune (USA – Europa - Italia)
Fonte: http://www.lastampa.it/2017/10/03/s...wGI/pagina.html