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L’Unione Europea non è pronta per la Bielorussia’
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di Mauro de Bonis
RUBRICA LE RUSSIE DI PUTIN (E MEDVEDEV) Colloquio con l'ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica di Belarus in Italia. I rapporti di Minsk con Roma, Bruxelles e Mosca. La democrazia e la tutela delle minoranze. Germania e Polonia deludono.
Lukashenko contro Lukashenko | L'ultimo dittatore europeo
(Carta di Laura Canali)
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Rubrica Le Russie di Putin (e Medvedev)
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LIMES: Come sono cambiati i rapporti diplomatici tra Italia e Bielorussia dal loro inizio (1992) ad oggi?
SHESTAKOV I rapporti diplomatici tra la Bielorussia e l’Italia ebbero inizio nell’aprile 1992 con la visita a Roma di una delegazione governativa bielorussa guidata dall’allora primo ministro Vyacheslav Kebich e ricevuta dal premier italiano Giulio Andreotti. Era precisamente il 13 aprile di vent’anni fa quando il ministro degli Esteri bielorusso Pyotr Kravchenko e il suo collega italiano Gianni De Michelis firmarono un protocollo sullo stabilimento dei rapporti diplomatici tra i due paesi. A quell’incontro seguì l’apertura dell’ambasciata italiana a Minsk nel 1992 e del consolato generale bielorusso a Roma nel 1993, trasformato in ambasciata nel 1996.
Penso sia utile ricordare quella lontana visita per capire meglio lo spirito che ispirava i nostri rapporti. Fu allora, infatti, che Andreotti coniò l’augurio al mio paese di diventare un “ponte tra l’Europa, la Russia e altri membri della Csi”, una formula davvero visionaria e lungimirante che fu e rimane profondamente condivisa a Minsk. Per rafforzare quell’amichevole augurio i responsabili della politica estera di Minsk e Roma firmarono una dichiarazione congiunta sulle relazioni economiche che prevedeva l’istituzione di importanti strumenti di cooperazione, la maggior parte dei quali sono diventati operativi solo negli ultimi anni, mentre altri rimangono in attesa di attuazione.
Vi era, ad esempio, una clausola sulla cooperazione nel campo della sicurezza nucleare, mentre, come sappiamo, il programma nucleare bielorusso che nei primi anni Novanta era solo nei progetti iniziò a concretizzarsi dal 2007 in poi, arrivando all’approvazione addirittura nel 2009. Lo stesso vale, purtroppo, anche per la commissione intergovernativa per la cooperazione economica, prevista come gruppo di lavoro nella dichiarazione del 1992 ma istituita solo con l’entrata in vigore dell’accordo intergovernativo sulla cooperazione economica nel 2009.
Tutto ciò dimostra come in questi vent’anni i nostri due paesi non sempre siano riusciti a valorizzare appieno quei benefici di cooperazione bilaterale di cui tutti e due erano ben consci. Ma bisogna tener conto anche del fatto che nel frattempo è passata un’intera epoca che ha cambiato irreversibilmente sia la Bielorussia sia l’Italia. Riassumendo questi cambiamenti, devo sottolineare che per la Bielorussia si è trattato di un periodo di formazione e consolidamento della sovranità nazionale, di intensa edificazione delle istituzioni dello Stato, di recupero e rilancio dei sistemi produttivi industriali e agricoli duramente colpiti dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica. Tutto ciò sullo sfondo di una lotta quotidiana contro le conseguenze della catastrofe nucleare di Chernobyl di 26 anni fa.
Ma ci fu, e c’è ancora, una tendenza dell’Unione Europea, prima nel quadro del Trattato di Maastricht e poi di quello di Lisbona, a sottomettere i rapporti dei paesi comunitari con la Bielorussia a un approccio di “carota o bastone” che, ammettiamolo, è una scelta ben precisa e mirata, piuttosto che una prassi normale tra i partner paritari sulla scena internazionale, soprattutto quando si tratta di chi, come la Bielorussia, costruisce il proprio futuro proprio sulla base della multivettorialità in politica estera - essendo, appunto, un ponte naturale tra l’Ovest e l’Est dell’Europa.
Una relativa attenuazione di questa dannosa e inefficiente politica di coercizione e dei tentativi di isolamento negli anni 2008-2010 ha consentito alla Bielorussia e all’Italia di realizzare importanti progressi sul piano bilaterale, come dimostrano i risultati dello scambio di visite a Roma del presidente Alexander Lukashenko e a Minsk del premier italiano Silvio Berlusconi nel 2009. Basta consultare i dati che caratterizzano il commercio tra i nostri paesi per capire come questo rilancio dei rapporti sia stato vantaggioso per le due economie, in gran parte complementari: infatti, nel 2011 il fatturato degli scambi commerciali è aumentato del 57,2%, fino a 1.521 milioni di dollari. Le esportazioni bielorusse sono salite di circa 2,8 volte, toccando la soglia di 553,3 milioni di dollari, mentre le importazioni dall’Italia sono cresciute del 25,3% raggiungendo i 967,9 milioni di dollari. Chiaramente, il saldo degli scambi commerciali rimane nettamente a favore dell’Italia.
Meno apparente, ma non meno importane è stata nel 2011 la crescita della cooperazione in materia d’investimenti. Le aziende italiane, investendo nell’economia bielorussa “soli” 201,5 milioni di dollari, hanno superato di ben 11 volte il livello raggiunto nel 2010 (17,3 milioni di dollari) che oggettivamente rappresenta un salto di qualità. Per capirlo, bisogna tener conto che si tratta di investimenti diretti nel settore reale e non di una speculazione finanziaria. Il business italiano, prescindendo dai cliché che vengono imposti da alcuni media internazionali, sta dimostrando la propria fiducia nelle prospettive della cooperazione con la Bielorussia. Tanto più che oggi l’Italia fa parte dei paesi più presenti in Bielorussia per il numero di società controllate e partecipate dai capitali stranieri: ve ne sono 193, tra 98 aziende miste e 95 controllate al 100 % dall’Italia.
Quanto detto vale anche per i rapporti nei campi della cultura, dell’istruzione, della scienza e delle tecnologie. Ricordo che nel giugno scorso a Trieste sono stati firmati tre accordi intergovernativi per questi settori, di cui uno, relativo all’istruzione, è già entrato in vigore, consentendo l’avvio di un intenso dialogo tra i due ministeri competenti.
LIMES Cosa si aspetta il suo paese dal nostro? E cosa può offrirci?
SHESTAKOV Negli ultimi vent’anni i nostri due paesi hanno percorso una lunga strada che ha portato l’Italia a diventare uno dei maggiori partner politici, economici e umanitari della Bielorussia in Europa. Le aspettative reciproche di oggi sono quelle di prima: noi vediamo nell’Italia un grande paese europeo, la cui lunga esperienza democratica, economica, sociale e culturale è estremamente utile per uno Stato europeo giovane come la Bielorussia, ma che è anche attore importante in seno alle Nazioni Unite, Iniziativa centro europea, Osce, le piattaforme di cooperazione multilaterale sulle quali auspichiamo una sempre più stretta e reciprocamente vantaggiosa collaborazione con Roma.
Sul piano bilaterale l’Italia è tra i maggiori partner nell’ammodernamento dell’industria bielorussa, un processo che crea sempre nuove opportunità per le imprese italiane produttrici di macchinari. Dal canto suo la Bielorussia, nell’ambito degli accordi intergovernativi specifici raggiunti tra i due paesi, offre all’Italia uno spazio privilegiato per il consolidamento della propria presenza economica e industriale all’interno dell’Unione doganale e Spazio economico comune che riuniscono la Bielorussia, il Kazakistan e la Russia. Crediamo anche nel futuro della collaborazione bilaterale nei campi dell’alta tecnologia, in cui la Bielorussia vanta progressi non indifferenti, nonché di cultura e istruzione, soprattutto per quanto concerne l’insegnamento della lingua italiana, che, tra l’altro, è in linea con la promozione del “sistema Italia” all’estero.
Abbiamo sempre apprezzato, e compreso, la posizione italiana sui temi riguardanti il dialogo tra Minsk e Bruxelles nell’ambito delle istituzioni comunitarie e quindi speriamo che in futuro un’Italia sempre più forte, autorevole e influente in Europa possa far valere questo approccio bilanciato a livello dei 27, superando, magari, chi per qualche motivo puramente pragmatico impone ad altri partner europei le soluzioni che danneggiano gravemente le prospettive di amicizia e cooperazione bielorusso-europee. Ciò premesso, abbiamo sempre considerato l’Italia un valoroso partner in un dialogo politico con l’Europa, pur critico e sicuramente non facile per ambedue le parti, ma basato sui principi di parità e rispetto reciproco e quindi giusto.
LIMES Come reputa le ultime iniziative sanzionatorie dell’Europa nei confronti del suo paese?
SHESTAKOV Sin dall’inizio abbiamo previsto l’eventualità che l’Unione Europea potesse, contrariamente al buon senso, spingersi ad aggravare i rapporti. Ed è proprio quello che è successo. Secondo Minsk, mentre l’Unione Europea parla, se non straparla, dei diritti umani in Bielorussia, il modo in cui li “protegge” priva le sue dichiarazioni di ogni senso. Bruxelles non manca mai l’occasione per esternare la propria indignazione nei confronti della Bielorussia, ma allo stesso tempo “ignora” ciò che accade in casa propria, anche se talvolta questi eventi possono essere assai più lontani dalla sua nozione di democrazia rispetto a ciò che accade nel mio paese. A proposito, lo sa che dopo il 19 dicembre 2010 le forze dell’ordine bielorusse non hanno mai più usato manganelli contro i propri cittadini? Quanti paesi in Europa possono vantarsene?
Non dimentichiamo che le sanzioni economiche nei confronti del nostro paese non solo soltanto ingiuste, ma anche illegali e sleali quando provengono dai paesi che nel 1994 si impegnarono a garantire la nostra sicurezza di fronte alla rinuncia volontaria della Bielorussia alle armi nucleari. In queste circostanze, siamo costretti ad adottare una serie di misure protettive al fine di compensare l’effetto delle restrizioni comunitarie e arginare i tentativi di interferire dall’estero nei nostri affari interni. Sottolineo: neanche nei momenti più drammatici abbiamo agito a danno dell’Unione Europea, nonostante le sue azioni minacciassero esplicitamente i nostri interessi legittimi in alcuni settori. Per di più, non abbiamo neanche tentato di “sbattere la porta” in faccia all’Europa, cosa del resto impossibile per un paese europeo come la Bielorussia. Al contrario, continuiamo a consolidare la nostra presenza sul mercato europeo e nell’ambito di vari modelli di cooperazione tra cui il partenariato orientale e l’Iniziativa centro europea.
A prescindere dalle divergenze politiche in atto, gli scambi commerciali e la cooperazione economica con l’Ue continua a svilupparsi in modo dinamico. Non sarebbe superfluo notare che lì si sta registrando una ripresa paragonabile a quella del 2008, l’anno prima dell’aggravarsi della crisi economica e finanziaria globale. Una testimonianza, questa, molto importante dell’elevato potenziale della nostra economia e del crescente interesse delle imprese europee verso il mercato bielorusso. A sua volta, il mercato dell’Ue rimane tra le principali fonti della crescita e modernizzazione della nostra economia.
Sapremo sempre ricambiare se Bruxelles sarà pronta a un rapporto paritario e rispettoso con noi. Perciò ora aspettiamo che l’Ue risponda in modo adeguato a quelle misure che abbiamo adottato negli ultimi mesi secondo le sue “attese”. Mi creda, non erano né poche né facili e Bruxelles ne è ben consapevole, ma continua ostinatamente a ignorarle, inasprendo le pressioni contro il nostro paese. È ovvio che, se trattato in quel modo, nessun paese sarebbe disposto a un riavvicinamento; quindi sarà inutile aspettarselo dalla Bielorussia.
Se un giorno l’Ue abbandonasse la sua attuale “interpretazione” della cooperazione internazionale intesa come iniziativa unilaterale di “premi” o “concessioni” ad alcuni paesi terzi che si adattano ai suoi “modelli”, renderebbe i nostri rapporti più produttivi nell’interesse di tutta l’Europa.
LIMES Cosa cambierà in Russia dopo il ritorno di Vladimir Putin al Cremlino. E cosa cambierà per la Bielorussia?
SHESTAKOV I bielorussi e i russi sono due popoli slavi molto vicini, con radici comuni e una storia strettamente intrecciata. I nostri legami sono sempre stati amichevoli, indipendentemente dalla congiuntura politica o economica. Una volta la Bielorussia e la Russia erano pionieri tra i paesi della Comunità degli Stati indipendenti nella costruzione di un modello d’integrazione profonda che includesse l’economia, il sociale e la politica estera. Oggi, dopo aver concordato i nostri approcci comuni, ci stiamo avvicinando a una forma d’integrazione multilaterale che ci offre nuove opportunità per lo sviluppo socioeconomico dei nostri paesi.
Il rapporto della leadership bielorussa con i vertici russi non dipende dalle circostanze ma è costruttivo e basato sulla fiducia. Così, negli anni della presidenza di Dmitrij Medvedev ci sono stati numerosi progetti bilaterali e multilaterali di successo. Quindi, sono fiducioso che con l’elezione a presidente di Putin le relazioni bielorusso-russe possano conservare il loro valore di alleanza strategica, anche assumendo nuove dinamiche di sviluppo.
LIMES Potrà registrarsi in Bielorussia un’ondata di proteste come delle principali città russe negli ultimi mesi?
SHESTAKOV Penso che una rivista autorevole come la sua debba aver tratto certe conclusioni da quanto avveniva in Bielorussia l’anno scorso, più precisamente dalle cosiddette “proteste silenziose”. All’epoca, infatti, nonostante un clamore senza precedenti della stampa internazionale, quei fenomeni non sono riusciti ad attrarre una partecipazione numerosa dei cittadini, anche se i loro organizzatori - alcuni dei quali, com’è noto, si trovavano all’estero sotto protezione dei servizi segreti degli Stati che li avevano accolti - cercavano inutilmente di sfruttare un momento particolarmente “propizio”, in cui una situazione di squilibrio sul mercato delle valute estere in Bielorussia coincideva con alcuni problemi nel rifornimento energetico del paese.
Lo stesso vale per le esperienze più recenti, quando alcune manifestazioni d’opposizione autorizzate dalle autorità di Minsk non sono riuscite ad arrivare ai numeri di partecipanti paragonabili a quelli dei primi anni Navanta.
LIMES Come giudica l’opposizione interna al presidente bielorusso?
SHESTAKOV Come in ogni paese europeo, anche in Bielorussia ci sono persone che hanno un punto di vista diverso da quello del governo. Quanto ai “numeri” dell’opposizione, credo che per misurarli si possa far riferimento ai risultati delle elezioni presidenziali del 2010. Vorrei ricordare che il nostro presidente ha più volte indicato come sia importante il dialogo delle autorità con questa parte della società bielorussa.
La democrazia impone non solo considerazione e tutela dell'opinione delle minoranze, ma anche rispetto da parte loro delle decisioni assunte e delle scelte della maggioranza. Inoltre, notiamo com’è proprio delle democrazie occidentali di oggi, tra cui, mi permetta, anche quella italiana, di tracciare una linea invalicabile o quasi tra il dibattito politico interno e il sostegno del proprio paese all’estero. Questa responsabilità deve ancora maturare in alcuni esponenti della nostra opposizione. Tutto ciò per esprimere l’auspicio che la nostra giovane “società politica”, seguendo il processo talvolta doloroso della formazione e consolidamento delle istituzioni democratiche, possa superare anche quei problemi che in una democrazia dalla storia più lunga non sarebbero immaginabili.
LIMES Come giudica l’atteggiamento polacco e tedesco nei confronti della Bielorussia?
SHESTAKOV Francamente, questo atteggiamento riscontra in Bielorussia una profonda delusione. Oggettivamente, sia la Polonia sia la Germania rivestono elevata importanza per noi, per una serie di motivi; e crediamo che per quei paesi lo sviluppo della cooperazione con il nostro rappresenti un interesse sostanziale. Berlino e Varsavia hanno messo in atto tutta una serie di misure ostili che hanno portato non solo al ridimensionamento del dialogo politico, ma anche al deterioramento della cooperazione in altri settori. Dal nostro punto di vista, tale approccio è inaccettabile. Purtroppo, l’attuale inclinazione dei governi tedesco e polacco a favore dello scontro con la Bielorussia ha messo in pericolo i risultati degli sforzi congiunti degli ultimi anni, spesi per rafforzare la cooperazione bilaterale. Tuttavia, rimaniamo disponibili ad un dialogo rispettoso e paritario con entrambi.
LIMES Quali sono le condizioni della minoranza polacca in Bielorussia?
SHESTAKOV Le persone di etnia polacca residenti nel nostro paese sono cittadini bielorussi e come tali non sono inferiori alla cosiddetta “nazione titolare” né lesi di alcun diritto o possibilità di influire sulla vita dello Stato. Secondo il censimento del 2009, la Bielorussia è patria di circa 300 mila persone di etnia polacca che costituiscono il 3% della popolazione del paese. Potete giudicare voi stessi quanto siano attivi i polacchi nella vita pubblica bielorussa: nella regione di Grodno il 13% dei consiglieri regionali sono di etnia polacca, mentre nei consigli comunali e provinciali questa cifra raggiunge il 18% e in quelli dei piccoli centri urbani e rurali il 23%. Lì i polacchi rappresentano il 17% dei dirigenti delle imprese industriali e il 23% dei dirigenti delle imprese agricole. Molti dei nostri parlamentari, rettori universitari, celebri scienziati e artisti hanno radici polacche.
La lingua polacca in Bielorussia è costantemente studiata da oltre 22 mila persone in 145 istituti scolastici. Vi sono addirittura due scuole secondarie con insegnamento in lingua polacca, a Grodno e Volkovysk. In questo contesto vorrei notare, non a titolo di rimprovero, ma semplicemente come un dato di fatto, che in Polonia, nonostante vi sia un’articolata presenza della comunità bielorussa, non esiste nemmeno una scuola con insegnamento in lingua bielorussa. Sette università bielorusse hanno dipartimenti di lingua e letteratura polacca. L’Università di Grodno, ad esempio, dal 1994 ha formato oltre 500 insegnanti di lingua e letteratura polacca.
In Bielorussia ci sono otto associazioni della comunità polacca, la più grande delle quali è “L’Unione dei polacchi in Bielorussia”, registrata nel 1990, che ha oltre 70 circoli locali, raggruppa circa 8 mila membri e gestisce 17 “case polacche” sparse in tutto il paese. Al pari con altre associazioni che rappresentano minoranze etniche, l’Unione dei polacchi riceve regolare assistenza finanziaria da parte dell’ufficio del Commissario per gli affari religiosi e nazionalità. Inoltre, le autorità locali forniscono assistenza ai circoli locali dell’Unione col finanziamento delle iniziative e la ristrutturazione dei locali. Inoltre viene garantita la disponibilità degli spazi per le esibizioni dei gruppi amatoriali, attività delle scuole domenicali e biblioteche. Per conto dello Stato vengono persino pagati gli stipendi dei dirigenti di gruppi folkloristici polacchi, acquistati costumi e strumenti musicali.
Nel nostro paese vi sono sei testate di stampa pubblicate in lingua polacca, tra cui l’organo dell’Unione dei polacchi, il settimanale Glos znad Niemna (tiratura di oltre 2 mila copie). Riassumendo, i diritti dei polacchi in Bielorussia sono garantiti; molti paesi potrebbero addirittura imparare da noi, in tal senso. Purtroppo, ultimamente alcuni politici e giornalisti senza scrupoli cercano di strumentalizzare la questione etnica. Queste speculazioni, però, non hanno niente a che fare con lo stato reale delle minoranze nel nostro paese.
LIMES L’entrata nell’Unione doganale con Russia e Kazakistan avvicinerà o allontanerà Minsk dall’Europa?
SHESTAKOV Da quando nel 1991 ottenne indipendenza e sovranità, la Bielorussia conduce una politica estera multivettoriale. Visto che al mondo vi sono numerosi raggruppamenti di Stati, singoli paesi, tra cui la Bielorussia, possono scegliere in base ai propri interessi politici ed economici a quale club aderire. A lungo i bielorussi hanno vissuto e lavorato insieme ad altri paesi ex sovietici in uno Stato comune, e tenuti in considerazione i forti legami di cooperazione industriale tra quei paesi, nei primi anni Novanta sono stati tra i primi a cogliere la necessità di una più forte integrazione dello spazio post-sovietico. Oggi il nostro paese partecipa in modo attivo ad organismi interstatali come la Csi, la Comunità economica eurasiatica, l'Unione doganale (Ud) e lo Spazio economico comune. Inoltre stiamo promuovendo la formazione dell’Unione economica eurasiatica.
Sviluppando l’integrazione eurasiatica, da un lato rafforziamo la cooperazione all’interno del gruppo dei paesi promotori, dall'altro dimostriamo ad altri Stati e organizzazioni regionali le potenzialità e i benefici del nostro modello di integrazione. La nostra proposta di rafforzare ulteriormente una cooperazione paritaria e reciprocamente vantaggiosa tra Unione doganale/Spazio economico comune e altri paesi e altri organismi internazionali, compresa l’Ue, per la creazione di uno spazio economico comune è stata sostenuta dai nostri partner russi e kazaki e sancita nella Dichiarazione d'integrazione economica eurasiatica del 18 novembre 2011.
LIMES Quali sono le priorità del suo paese in campo energetico?
SHESTAKOV Ci basiamo su due principi. In primo luogo, la nostra politica energetica deve accrescere il benessere del popolo bielorusso, la sicurezza economica e politica dello Stato e, di conseguenza, il rafforzamento della sovranità nazionale. Quindi, diamo priorità alla realizzazione, nel corso dei negoziati con la Russia e altri fornitori di idrocarburi alla Bielorussia, degli accordi che direttamente o indirettamente possono contribuire a raggiungere gli obiettivi elencati.
Con i russi siamo riusciti a negoziare una riduzione, rispetto allo scorso anno, del prezzo di fornitura alla Bielorussia di oltre 21 milioni di tonnellate di petrolio nel 2012. Anzi, siccome tutta la fornitura arriverà mediante gasdotto, ciò ridurrà significativamente i costi di trasporto. A seguito dei negoziati con Gazprom ci siamo avvicinati a prezzi di fornitura del gas talmente bassi da non avere analoghi in Europa. Tutto ciò permetterà di ridurre significativamente il costo dei prodotti realizzati nel nostro paese e di incrementare la nostra competitività sui mercati esteri. Nel frattempo non dobbiamo dimenticare che la vendita di Beltransgaz alla Russia ci permetterà di aumentare i volumi di transito del gas attraverso la Bielorussia, accrescendo l’efficienza del sistema di trasporto e creando più posti di lavoro. Inoltre, la vendita del “tubo” faceva parte di un lotto di contratti per il finanziamento della costruzione della centrale nucleare bielorussa, la cui messa in funzione ci permetterà di ridurre ulteriormente la dipendenza dal gas russo.
Grazie al successo della cooperazione con Mosca in materia di petrolio e gas, continuiamo nello sforzo di diversificare le fonti e le rotte di approvvigionamento energetico. Questo resta il nostro obiettivo strategico. L’implementazione di un vantaggioso progetto di fornitura del petrolio venezuelano alla Bielorussia, anche attraverso swap, ha reso evidente la necessità di rafforzare la sicurezza energetica appoggiandosi su vari fornitori di idrocarburi. La Bielorussia, inoltre, è un tassello importante per la sicurezza energetica dell’Ue: uno dei paesi chiave per il transito di energia russa verso il Vecchio Continente. Per questo abbiamo reso il corridoio di transito bielorusso il più vantaggioso dal punto di vista economico: il più breve e a tariffe più flessibili. Attualmente oltre il 40% del petrolio russo e il 30% del gas naturale russo transitano attraverso il nostro paese: questo indica che siamo un partner affidabile e “vantaggioso” per Bruxelles.
LIMES È d’accordo con il presidente in pectore russo Putin sulla necessità di costruire un’Unione eurasiatica?
SHESTAKOV Risponderò con le parole del nostro presidente: “Se attueremo gli obiettivi fissati nell’ambito dello Spazio economico comune, allora potremo passare alla creazione dell’Unione eurasiatica. La Bielorussia prenderà parte attiva alla sua formazione. [...] La prospettiva di un’integrazione forte e profonda che si apre oggi è davvero emozionante. Ma la pietra angolare di tutto ciò che andremo a costruire è la sovranità dei nostri Stati, che non sarà cancellata neanche dalla più stretta integrazione”.
Tuttavia prima che sia creata l’Unione eurasiatica dovremo completare, entro il 1 gennaio 2015, la formazione dell’Unione economica eurasiatica. Punto centrale, questo, durante l’incontro tra i presidente di Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan, Russia, Tagikistan, Armenia, Moldavia e Ucraina del 19 marzo scorso a Mosca. In quell’incontro si è deciso di mettere a punto congiuntamente la bozza di un trattato sulla trasformazione della Comunità economica eurasiatica e la formazione dell’Unione economica eurasiatica.
LIMES A che punto è il progetto di Unione statale tra Russia e Bielorussia?
SHESTAKOV Lo sviluppo della cooperazione con la Russia in ogni settore è una priorità della nostra politica estera, dovuta non solo ai fattori geografici, geopolitici, culturali e storici, ma anche dalla complementarità delle nostre due economie e agli stretti legami di collaborazione tra le imprese bielorusse e russe. Il progetto della creazione dell’Unione statale non è astratto. È una scelta assolutamente pragmatica, un progetto dai risultati concreti.
Durante questi anni Bielorussia e Russia hanno compiuto progressi significativi nella creazione di uno spazio economico e sociale comune, nell'unificazione delle legislazioni nazionali, nella creazione delle garanzie della parità dei diritti dei cittadini, del coordinamento della politica estera, sociale, di difesa e di sicurezza. I temi centrali sui quali vertono le attività d’integrazione nell'Unione statale sono il rafforzamento della sicurezza e le garanzie della parità dei diritti dei nostri cittadini. Gli sviluppi in questi settori non hanno ancora analoghi in altri modelli d’integrazione regionale.
La cooperazione militare con la Russia assume un carattere strategico e svolge un ruolo decisivo nel sistema che garantisce la sicurezza nazionale della Bielorussia. Una politica di difesa comune, il coordinamento dello sviluppo del settore della difesa, l’accrescimento efficace della cooperazione tecnico-militare tra i due paesi sono fattori importanti nel mantenimento della pace e della stabilità nella regione. Bielorussi e russi hanno pari opportunità nei campi dell’occupazione, scelta di residenza e istruzione, il che rende il progetto molto attraente per i nostri cittadini.
Nella sfera economica si presenta più promettente la realizzazione di programmi e progetti comuni finalizzati, in primo luogo, all’ammodernamento e transizione verso uno sviluppo innovativo delle economie dei due Stati. Qui i settori prioritari sono l’efficienza energetica, le tecnologie d’informazione, l'aerospaziale, medicina e sviluppo di scambi interregionali. A illustrare in modo oggettivo il livello di avvicinamento nell’integrazione economica e della complementarità delle nostre economie è la dinamica degli scambi commerciali tra Bielorussia e Russia (relativa ai prodotti di origine nazionale). Se nel 1999, l’anno in cui le parti firmarono il trattato sulla creazione dell’Unione statale, la cifra era pari a 6,9 miliardi di dollari, nel 2011 questo indice ha raggiunto un record nella storia dei rapporti bilaterali: 38,6 miliardi di dollari, con una crescita pari al 37,7% rispetto al 2010.
Negli scambi commerciali con la Russia, la Bielorussia è tra i paesi leader, come Cina, Germania e Stati Uniti, posizionandosi al sesto posto tra i partner internazionali di Mosca, mentre occupa il secondo posto tra i paesi membri Csi. Anche se l’esperienza dell’integrazione nell'Unione statale era in gran parte richiesta anche nel formato multilaterale (durante la creazione dell’Unione doganale e il lancio dal gennaio 2012 dello Spazio economico comune tra Bielorussia, Kazakistan e Russia), ci sono molti punti importanti che non sono inclusi nel progetto di Spazio economico comune e che quindi continueranno a svilupparsi su base bilaterale.
LIMES Perché la Bielorussia non ha voluto riconoscere l’Abkhazia e l’Ossezia del Sud come Stati indipendenti?
SHESTAKOV Credo che da tempo nella politica internazionale i temi concernenti il diritto delle nazioni all’autodeterminazione non siano semplici o trasparenti. Al momento della loro considerazione è importante non solo valutare le conseguenze giuridiche internazionali di qualsiasi passo in quel campo, sia a breve sia a lungo termine, ma anche modellare il suo impatto sullo sviluppo della situazione in altre parti del mondo. Al centro della decisione giuridica sul riconoscimento di un’unità territoriale, a nostro avviso, ci deve essere non un fattore emotivo, bensì una posizione assolutamente calibrata, equilibrata e coerente.
Siamo consapevoli delle aspettative contrastanti sulla questione del riconoscimento ufficiale dell’indipendenza di Abkhazia e Ossezia del Sud, provenienti da diversi paesi. Non essendo parte in conflitto, riteniamo che la questione del riconoscimento diplomatico delle due repubbliche rientri esclusivamente nella nostra giurisdizione nazionale. Questo argomento va affrontato in conformità alla legislazione nazionale e nel rispetto delle procedure giuridiche necessarie, con la partecipazione del parlamento e un’ampia considerazione dell’opinione pubblica.
La Bielorussia, quindi, assumerà una decisione sulla base dei propri interessi nazionali, senza fretta e solo dopo un’indagine approfondita. Qualunque sarà la decisione non dovrà ostacolare i nostri rapporti con le potenze regionali e mondiali. Minsk è stata tra le prime a offrire aiuti a Sukhumi e Tskhinvali, al fine di minimizzare gli effetti delle ostilità. Abbiamo inviato aiuti umanitari e personale bielorusso; abbiamo conservato rapporti cordialissimi con i popoli di entrambe le repubbliche, con le quali stiamo sviluppando relazioni commerciali, culturali ed economici.
LIMES La Bielorussia entrerà nell’Unione Europea?
SHESTAKOV L'Ue non è ancora pronta per accogliere la Bielorussia. Perciò credo che questa domanda sia prematura. Tuttavia, se Bruxelles fosse pronta per un rapporto paritario e rispettoso con noi, potremmo sempre ricambiare il suo atteggiamento. Avere buone relazioni con Bruxelles è tra le nostre priorità strategiche. Siamo fortemente consci di fare parte integrante dell’Europa odierna. In considerazione della nostra posizione geografica, gli interessi della Bielorussia guardano sia ad est sia ad ovest. Il 39% delle nostre esportazioni sono indirizzate verso l’Ue, mentre il 34% verso la Russia. Ma il nocciolo della questione è che noi vogliamo niente di più che buoni rapporti con l’Ue. Non esclusivi e privilegiati, ma solo buoni e normali, come quelli che si sviluppano in una qualsiasi relazione tra Stati paritari e vicini.
Tuttavia, sembra che ciò non sia gradito all’Ue. Bruxelles pretende da noi un legame profondo, un impegno di lunga portata per adeguare la nostra politica interna alle sue cosiddette “attese”. E se noi per il momento non siamo pronti a questi “sacrifici”, l’Ue preferisce congelare del tutto le relazioni, secondo il principio del “tutto o niente”. Contrariamente al buon senso. Eravamo sin dall’inizio, e restiamo, un partner affidabile dell’Ue in materia di transito di energia, immigrazione, sicurezza regionale e stabilità politico-militare. La Bielorussia è consapevole della propria responsabilità per il futuro della nostra casa comune: l’Europa. Così è stato da sempre, a prescindere da quali fossero le nostre relazioni politiche con Bruxelles.
LIMES Il suo paese è davvero “l’ultima dittatura d'Europa?”
SHESTAKOV Il modo in cui è formulata questa domanda illustra eloquentemente ciò che ho appena detto riguardo ai nostri rapporti con l’Ue. Non credo che le offese, soprattutto quando rivolte a uno Stato sovrano, possano facilitare il dialogo e la comprensione reciproca in Europa. Anche se questo logoro cliché è ormai diventato oggetto di scherzi e controbattute persino per il nostro presidente, come dimostra la sua ultima intervista alla tv russa Rt, mi dispiace veramente dover affrontarlo in questa intervista, in quanto penso che il progresso nei nostri rapporti con l’Ue debba superare anche questo ostacolo, imposto, forse, da chi non vuole un’Europa più unita e più forte e si finge “purista” per imporre ai più deboli il proprio interesse nazionale che non ha nulla a che fare con la democrazia e i diritti umani.
LIMES Quali ripercussioni ha subito Minsk dalla crisi economico-finanziaria europea?
SHESTAKOV I dati statistici del commercio estero bielorusso dimostrano che i problemi di natura economica e finanziaria nella zona euro non hanno avuto l’anno scorso un impatto negativo sul volume della nostra cooperazione. Nel 2011, infatti, il fatturato del commercio tra la Bielorussia e l’Ue è aumentato rispetto al 2010 del 61%. Nello stesso periodo le forniture dei prodotti bielorussi al mercato comunitario sono aumentate della metà, raggiungendo gli 15,7 miliardi di dollari. Nel 2012 però ci aspettiamo una certa riduzione delle dinamiche del business con i paesi europei.
LIMES Quella bielorussa è percepita ancora come un’economia chiusa, senza una legge fondiaria e con una burocrazia soffocante. Come pensate di attirare nel paese un maggiore flusso di investimenti stranieri?
SHESTAKOV La Bielorussia vanta numerosi aspetti che la rendono meta attraente per gli investimenti. In primo luogo, è in una posizione geografica vantaggiosa: a ovest del paese si estende l'enorme mercato dell’Ue con 450 milioni di abitanti; ad est si allarga lo spazio economico comune che la Bielorussia forma insieme con Russia e Kazakistan, e che conta una popolazione complessiva di 170 milioni di persone. Da ricordare, il crescente mercato dei servizi finanziari e assicurativi, la stabilità sociale, la disponibilità di infrastrutture sviluppate e di forza lavoro qualificata. Oltre a ciò, gli investitori stranieri sul territorio bielorusso godono di vari privilegi e preferenze, in particolare nelle zone economiche libere, nei piccoli centri urbani e in zone rurali, nel Parco delle alte tecnologie etc.
I vertici bielorussi si sono posti un obiettivo ambizioso: entrare tra i primi 30 paesi del mondo per condizioni favorevoli al business. Per questo in Bielorussia sono in corso ampie riforme volte a liberalizzare radicalmente l’economia e rendere maggiormente attrattivo il paese per gli investitori. Secondo il rapporto annuale della Banca Mondiale Doing Business 2011, la Bielorussia è già riconosciuta come uno dei paesi leader nelle riforme economiche degli ultimi 5 anni, e tra i 3 paesi riformatori più virtuosi dal punto di visto dell’effetto cumulativo della liberalizzazione sul contesto economico. Nel paese opera il Consiglio consultivo per gli investimenti esteri presso il Consiglio dei ministri, nell’ambito del quale si svolge un dialogo diretto tra governo e investitori, nonché l’Agenzia nazionale per gli investimenti e la privatizzazione che aiuta gli investitori nell’attuazione dei loro progetti.
Naturalmente, la creazione dell’Unione doganale tra Bielorussia, Kazakistan e Russia, il completamento dello spazio economico comune e l’unificazione delle economie nazionali dei tre paesi membri aprono nuove interessanti opportunità per gli investitori. Inoltre in Bielorussia sono state create tutte le condizioni giuridiche necessarie per le attività degli investitori stranieri, tra cui la parità di trattamento, senza discriminazioni, nella tutela dei diritti e interessi legittimi indipendentemente dal tipo di proprietà e appartenenza nazionale. Le garanzie per gli investitori stranieri vengono concesse sia a livello nazionale sia attraverso accordi bilaterali. Al momento abbiamo in vigore 52 accordi in materia di prevenzione sulla doppia imposizione e 49 sulla promozione e protezione degli investimenti, tra cui quelli con Austria, Gran Bretagna, Germania, Italia, Cina, Lettonia, Lituania, Polonia, Turchia, Repubblica Ceca, Svezia, Svizzera, Finlandia, Corea del Sud e altri. La Bielorussia partecipa alla Convenzione sulla protezione dei diritti degli investitori (del 1997) e all’Accordo sulla cooperazione in materia di investimenti (del 1993). Nel 1992 Minsk ha aderito alla Convenzione per la risoluzione delle controversie relative agli investimenti fra Stati e cittadini di altri Stati (del 1965) e a quella che istituisce l’Agenzia multilaterale di garanzia degli investimenti (del 1985).
La legislazione bielorussa prevede anche la possibilità di firmare un contratto d’investimento tra l’investitore straniero e il governo che permette al primo di ottenere ulteriori garanzie giuridiche per proteggere i propri capitali ed avere vantaggi aggiuntivi durante la realizzazione del progetto d'investimento.