Un retroscena che ne nasconde un altro:
L’ex capo dell’antidoping russo era pronto a rivelare i segreti
Voleva scrivere un libro-verità sul doping nello sport russo degli ultimi tre decenni, incluso un «laboratorio segreto» sovietico per cui aveva lavorato, Nikita Kamaev, l’ex capo dell’Agenzia antidoping russa Rusada morto improvvisamente lo scorso 14 febbraio, ufficialmente «per un attacco cardiaco», dopo una passeggiata sugli sci di fondo.
Lo sostiene David Walsh, corrispondente del britannico «Sunday Times», che avrebbe ricevuto due e-mail in merito dallo stesso Kamaev poco prima del decesso, in cui gli proponeva tra l’altro di fargli da co-autore.
Una notizia, che, se confermata, vedrebbe l’ennesimo uomo potente che minaccia di violare segreti di stato in Russia, e poi misteriosamente «sparisce». E renderebbe il giallo molto più serio, proprio ora che la Russia, sospesa provvisoriamente dalle competizioni, attende a marzo il verdetto del Consiglio Iaaf che a Montecarlo deciderà se riammettere gli atleti di Mosca entro i Giochi di Rio de Janeiro ad agosto.
Kamaev, 52 anni, dirigeva la Rusada dal marzo 2011, e si era dimesso a dicembre dopo lo scandalo doping nell’atletica russa scatenato dal rapporto Wada. «Voglio scrivere un libro sulla vera storia della farmacologia dello sport e del doping in Russia dal 1987, quando da giovane scienziato lavoravo nel laboratorio segreto dell’Istituto di Medicina dello Sport dell’Urss. Possiedo informazioni e fatti che non sono mai stati pubblicati», avrebbe scritto nella prima lettera a Walsh il 21 novembre tre giorni dopo la bocciatura di Rusada dalla Wada che di fatto ne chiuse le attività. Parole che ricordano il famigerato «laboratorio segreto» parallelo operante secondo Wada alle Olimpiadi invernali di Sochi 2014, e gestito dai servizi segreti russi (Fsb), per «mascherare» le analisi positive prima di passarle al centro analisi ufficiale. In una seconda email il 4 dicembre, Kamaev scrive a Walsh: «Il mio archivio personale contiene documenti e fonti confidenziali, sullo sviluppo del doping e medicina dello sport, e corrispondenze personali col Ministero dello Sport, Cio, Cno, Wada».
Lo stesso Kamaev però, va ricordato, all’esplodere dello scandalo che ha visto accusare la Russia di «doping di Stato», col coinvolgimento delle più alte cariche (dal ministro dello Sport Mutko fino, indirettamente, al presidente Putin), aveva dismesso il rapporto definendolo «prevenuto» contro Mosca, «politicizzato», frutto di «accesa immaginazione» e più adatto a un «film di spionaggio». Ora a evocare complotti da Guerra Fredda, rovesciando il quadro ma confermando allo stesso tempo l’esistenza del progetto-libro, è da Mosca l’ex superiore (direttore generale) e amico di Kamaev a Rusada, Ramil Khabriev: a suo dire, il volume gli sarebbe stato «commissionato» dagli Usa, allo scopo di «screditare la reputazione della Russia», ma Kamaev avrebbe infine rifiutato: «Aveva pianificato un libro, ma poi l’ha abbandonato due settimane prima della sua morte, perché l’editore americano pretendeva troppa influenza sui contenuti».
https://www.lastampa.it/2016/02/22/...cFK/pagina.html
Interessante che il report come al solito venga dalla Gran Bretagna, che oltre al Ministro dello Sport vengano fatti i nomi del Cio (Comitato Olimpico) e della WADA, già da tempo un reporter tedesco sosteneva che all'interno dei meccanismi di controllo già ci sono delle "mele marce", specialmente nell'ambiente dell'atletica.
Così come d'altra parte si sostiene che gli americani volessero influenzare i contenuti del presunto libro per screditare la Russia.
Ormai è guerra su tutti i fronti.