Nella maggior parte dei paesi industrializzati la mortalità tende ad abbassarsi e la prospettiva di vita aumenta, ma non è questo il caso della Russia. Come per molti altri paesi europei la natalità è bassa, ma a sorprendere è il tasso di mortalità particolarmente elevato, soprattutto tra gli uomini. Un uomo su tre muore tra i 20 e i 60 anni.
L’aspettativa di vita, di 63,8 anni negli anni ‘60, è ora scesa a 61,4 (73 anni per le donne) mentre la durata media della vita maschile nei paesi sviluppati è di circa 75 anni. Questa situazione può essere spiegata con la situazione socio-economica sfavorevole, ma le cattive abitudini di vita, come alcolismo tabagismo e alimentazione sbagliata, hanno fatto precipitare l’aspettativa di vita degli uomini russi allo stesso livello di un paese povero come può essere il Bangladesh. E d’altronde, i fondi stanziati sono insufficienti, nel 2007 infatti la Russia ha destinato alla sanità solo il 4,2 per cento del prodotto interno lordo contro una media compresa tra l’8 e il 10 per cento degli altri paesi occidentali. proprio su questo argomento l’Istituto francese delle relazioni internazionali (Ifri) ha pubblicato, lo scorso giugno, uno studio eseguito dal ricercatore russo Anatoli Vychnevski dal titolo “la posta in gioco della crisi demografica russa”.