Il Nugolo
Titolo: Il Nugolo
Il Nugolo (Francesco Saverio - Franco - Salfi)
In un campo, fatto arido
Per lunghi estivi ardori,
Ahimè! tutte languivano
Le piante e l’erbe e i fiori;
E in loro stil porgevano
Al ciel sommessi preghi,
Che di acqua alcuna gocciola
Ad essi almen non nieghi.
Di pioggia intanto gravido
Sovr’essi un Nugol passa;
Passa, nè lieve spruzzolo
D’umor cader pur lassa
Su quell’arsa campagna;
Che invan prega e si lagna.
E i suoi tesori ei prodiga
Al mar, che non li chiede,
E che, de’ suoi ricchissimo,
Di quei neppur s’avvede.
Il Nugol poi vantavasi
Di si bell’opra al Monte
Che disdegnoso e rigido
Sovr’esso ergea la fronte;
«E qual prò, disse, arrecano
«I vani tuoi favori?
«Perchè, perchè non spargere
«Sul campo i tuoi tesori
«Che ten pregava, e florido
«E a’ doni tuoi sol grato
«Avrebbe intero un popolo
«Da ria fame salvato?
«E qual uopo avea d’onda
«Il mar, che sì n’abbonda?
«Io meglio amo raccogliere
«Le pioggie intorno sparte;
«E quando invan te invocano;
«Ai prati io ne fo parte,
«E viver co’ miei doni
«Fo quei, che tu abbandoni.»
Loda chi saggio al povero
Alcun vantaggio arreca;
Non chi le sue dovizie
A prò de’ ricchi spreca.
F. Salfi
http://www.larici.it/culturadellest/letteratura/krylov/19.htm
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Il Nugolo (Francesco Saverio - Franco - Salfi)
In un campo, fatto arido
Per lunghi estivi ardori,
Ahimè! tutte languivano
Le piante e l’erbe e i fiori;
E in loro stil porgevano
Al ciel sommessi preghi,
Che di acqua alcuna gocciola
Ad essi almen non nieghi.
Di pioggia intanto gravido
Sovr’essi un Nugol passa;
Passa, nè lieve spruzzolo
D’umor cader pur lassa
Su quell’arsa campagna;
Che invan prega e si lagna.
E i suoi tesori ei prodiga
Al mar, che non li chiede,
E che, de’ suoi ricchissimo,
Di quei neppur s’avvede.
Il Nugol poi vantavasi
Di si bell’opra al Monte
Che disdegnoso e rigido
Sovr’esso ergea la fronte;
«E qual prò, disse, arrecano
«I vani tuoi favori?
«Perchè, perchè non spargere
«Sul campo i tuoi tesori
«Che ten pregava, e florido
«E a’ doni tuoi sol grato
«Avrebbe intero un popolo
«Da ria fame salvato?
«E qual uopo avea d’onda
«Il mar, che sì n’abbonda?
«Io meglio amo raccogliere
«Le pioggie intorno sparte;
«E quando invan te invocano;
«Ai prati io ne fo parte,
«E viver co’ miei doni
«Fo quei, che tu abbandoni.»
Loda chi saggio al povero
Alcun vantaggio arreca;
Non chi le sue dovizie
A prò de’ ricchi spreca.
F. Salfi
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