non solo fece furore all’Esposizione Universale di Parigi,
ma divenne uno dei simboli più riconosciuti dell’URSS.

Nella coscienza collettiva il nome della Mukhina è legato proprio a questa opera.
Pochi lo sanno però che il suo talento fu di gran lunga più poliedrico.
Si occupò di disegno – a metà degli anni 1940 inventò bicchiere sfaccettato divenuto
col tempo un oggetto di culto, disegnò collezioni d’abbigliamento
premiate alle sfilate internazionali e lavorò come scenografo teatrale.
Opere teatrali di Vera Mukhina, la maggioranza delle quali è sconosciuta al
vasto pubblico, sono esposte al Museo d’Arte Contemporanea di Mosca.
Tra gli oggetti esposti alla mostra – opere grafiche, sculture, disegni dei
costumi ed allestimento scenico degli spettacoli La rosa e la croce di Aleksandr Blok,
La cena delle beffe di Sam Benelli, Elettra di Sofocle e il balletto Nala e
Damayanti, ed anche foto e video d’archivio.
Per la prima volta Vera Mukhina entrò in contatto con il teatro nel 1916,
quando la sua intima amica, una famosa pittrice d’avanguardia Alexandra Exter,
la portò al Teatro da camera da Alexander Tairov.
Exter disegnava elementi scenografici e costumi, mentre a Mukhina
spettava eseguire la parte sculturale della scenografia.
Contemporaneamente le fu affidato l’abbozzo del costume mancante di Pierette
per Alisa Koonen nella pantomima Il velo di Pierette ripristinata da Tairov.
Anatolij Efros scrisse all’epoca di “miglioramento di forza e di coraggio”
apportato allo spettacolo dai costumi di “una giovane cubista”.
Dopodichè Mukhina è stata rapita dal teatro sul serio: in un anno eseguendo
abbozzi per alcuni altri spettacoli, tra i quali La rosa e la croce di Aleksandr Blok e
La cena delle beffe di Sam Benelli. Questi intenti non sono stati realizzati per diversi motivi.
C’è stata ancora un’altra fantasia teatrale, disegnata nei dettagli dalla Mukhina
nel periodo 1916–1917 (sia allestimento scenico sia i costumi), e si trattò di un balletto:
Nala e Damayanti, tratto dall’antica epica indiana Mahabharata.
Si sa che il lavoro su questo progetto ha appassionato la Mukhina a tal punto
da farla inventare perfino le danze. I tre dei — promessi sposi di Damayanti —
dovevano comparire fasciati dalla stessa sciarpa e ballare come un essere
dalle molte braccia e solo dopo a ciascuno venivano assegnati la propria danza e la propria plasticità.
E’ seguito un intervallo durato quasi trent’anni.
Soltanto nel 1944 per la rappresentazione di Elettra di Sofocle la disegnatrice
creò chitoni che richiamavano fedelmente colonne sceniche.
E’ curioso che la Mukhina non iniziò a disegnare abbozzi prima delle prove
come si fa di solito, ma soltanto dopo aver visto tutti gli attori in movimento sul palcoscenico.
L’esposizione contiene anche opere scultoree di Vera Mukhina:
busti di grandi ballerine Marina Semenova e Galina Ulanova.
Certamente è difficile immaginare un’esposizione della Mukhina senza la sua opera principale -
“L’operaio e la kolkhosiana”. Nelle sale d’esposizione è presente uno degli abbozzi
del monumento, eseguito nel 1937 in bronzo.
L’esposizione Teatro di Vera Mukhina, allestita al Museo d’Arte Contemporanea di Mosca,
può diventare per ammiratori della sua arte una vera rivelazione,
permettendo di rivalutare l’eredità di una delle migliori disegnatrici del Novecento.
http://italian.ruvr.ru/2012_10_21/91881290/