E’ l’ultimo film di Paolo Sorrentino, uno dei pochi autori validi del mal messo cinema italiano.
Non è un film semplice, d’altronde Paolo Sorrentino non è un regista facile e ci accompagna da sempre attraverso storie i cui protagonisti sono quanto mai singolari.
Dal Giulio Andreotti interpretato magistralmente da Tony Servillo a un Giacomo Rizzo strepitoso ne L’amico di famiglia.
In quest’ultima fatica di Sorrentino potremo vedere Sean Penn nelle vesti di un’attempata rock star, con i suoi limiti, le sue paure, i suoi conti sospesi col passato che aspettano un saldo da tanto tempo.
Sullo sfondo ci sono i legami familiari, sentimentali, di puro e semplice affetto di cui ogni esistenza non può fare a meno.
Sarà un viaggio nell’anima di un uomo che cerca il riscatto di una generazione. Ma non è un semplice riscatto, il film acquista toni adulti e va oltre i facili cliché quando nella storia arriverà l’ombra del nazismo.
Non voglio aggiungere altro, se siete spettatori smaliziati, alla ricerca di personaggi memorabili e non omologati, il cinema di Sorrentino potrebbe essere una piacevole sorpresa per chi non lo conosce.
Un cinema fatto di visioni geometrica e effetti musicali d’atmosfera, un cinema dove le parole sono rarefatte ma ricche di simboli, di ricerche interiori, un cinema sensuale e liturgico al tempo stesso.
Ve lo segnalo.