Lo Scrignetto (Domenico Valeriani)
Non è raro che un mortale
Perda il tempo, e getti l’opra
Per trovar cosa, che tale,
Quando fia che la discopra,
Non la trovi qual credea
Nel concetto che n’avea;
Perchè spesso egli suppone
U’ non è senno e ragione.
Un Falegname in casa di un Signore
Un dì portò un bellissimo scrignetto
Che gli astanti colmò d’alto stupore
Col finito lavor tutto perfetto;
Ed ognun si prendea piacere a gara
Nel contemplare un’opera sì rara.
Là condusse allora il caso
Un Meccanico valente,
Che vi mise anch’egli il naso,
Asserendo francamente:
«V’è il segreto a dirittura,
«Che non avvi serratura.
«Ma scommetto pur d’aprirlo:
«Oh! senz’altro: io posso dirlo...
«A un Meccanico si sà
«Che ad intender non si dà:
«Il segreto troverò
«Ed a voi lo mostrerò.»
Ecco al cimento ii nostro professore
Dello scrignetto già fatto padrone.
Ei lo volge e rivolge un buon par d’ore
In cento e più maniere, e non s’appone:
Preme una vite, e un’altra, e tutto in quello
Distilla il suo meccanico cervello.
Nel vederlo i circostanti
Chi tentenna un pò la testa,
Chi si porta un passo avanti,
E bisbiglia: Cosa è questa?
Altri dice : O bella scena!
Altri ride a bocca piena.
Quel Meccanico sì scaltro
Poichè vede che l’ordigno,
Che il segreto asconde e chiude,
Non è questo nè quell’altro,
Nè col terzo si dischiude,
E lo picca l’altrui ghigno;
Per mostrar ch’è un vero Saggio
Non s’affanna da vantaggio.
Stanco, morto, e rifinito
Quasi a perder lena e fiato,
Prese al fine il bel partito,
Dal dispetto divorato,
Di non prendersi altra cura
Del segreto all’apertura,
Ove indarno il tempo spese,
E la scienza inutil rese.
Lo scrignetto, or convien dirlo,
Il segreto non avea,
E soltanto per aprirlo
Il coperchio si togliea.
D. Valeriani
http://www.larici.it/culturadellest/letteratura/krylov/03.htm