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"Le nuove zarine" di Enrico Franceschini
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Messaggio "Le nuove zarine" di Enrico Franceschini 
 
L'articolo potete leggerlo all'indirizzo:
http://www.dweb.repubblica.it/archi...6zar093136.html

... ve lo riporto ... per comodità .  ;-)


Le nuove zarine
Più coraggiose, più abili, più determinate, le donne amano gli imprevisti del capitalismo.
E stanno cambiando la Russia
di Enrico Franceschini

Se le nazioni avessero un sesso, la Russia sarebbe certamente femmina.
Non a caso, un tempo i suoi abitanti la chiamavano rispettosamente "Madre", per la precisione "Santa Madre": l'elemento femminino pervade la storia dello sterminato paese che va dal mar Baltico al Pacifico, anche se sono stati quasi sempre gli uomini a governarlo, con l'eccezione dell'imperatrice Caterina la Grande.
Era femmina, la divinità  maligna e spaventosa che nei tempi antichi terrorizzava le campagne della steppa: la strega Baba Yaga, venerata e temuta, capace di autoriprodursi senza bisogno di maschi. Era femmina uno dei personaggi più affascinanti ed emblematici usciti dalla penna di Tolstoj, Anna Karenina. Era la donna, la moglie-madre, e anzi qualche volta la babushka, la nonnina infaticabile, a regnare sul focolare domestico della vecchia Russia zarista. Erano le donne a tenere in piedi la casa e la famiglia nella vita di stenti, code e umiliazioni della lunga era comunista. E oggi sono ancora le donne a testimoniare lo straordinario, repentino cambiamento che, nel bene e nel male, sta trasformando la Russia in qualcosa di completamente nuovo. Le guardi un attimo, e capisci che nulla sarà  mai più come prima. Si impone, a questo punto, una confidenza: la nuova donna russa, io me la sono sposata. Per cui non potrei certamente essere un osservatore imparziale. Sarò allora parziale e partigiano fino in fondo: sostenendo che le russe sono il gioiello più prezioso del paese che ho recentemente lasciato dopo averci trascorso otto anni come corrispondente di Repubblica. Per cominciare, sono belle, bellissime. Giudizio forse non "politicamente corretto", ma che chiunque visiti Mosca, Pietroburgo o qualsiasi città  russa dal Volga agli Urali, dal Don a Vladivostok, avrebbe difficoltà  a smentire. La natura le ha dotate di zigomi alti, labbra sensuali, occhi indimenticabili (azzurri, generalizziamo noi occidentali, dimenticando che la più bella romanza russa s'intitola Occhi neri), pelle di velluto, e fermiamoci qui per non scendere nei particolari. Naturalmente, erano belle anche dieci o vent'anni or sono; ma si trattava di una bellezza nascosta: vestite poveramente, truccate peggio, nutrite male, non sempre il loro splendore risaltava a colpo d'occhio. Oggi, miracolo del benessere che comincia a espandersi, o mistero dell'evoluzione della specie, l'automobilista che gira per le strade di Mosca rischia di continuo tamponamenti. Effetto straordinario, se si tiene conto che negli ultimi anni legioni di russe sono emigrate, legalmente o clandestinamente, alla ricerca di una vita migliore, confidando solo sulla propria accattivante bellezza. L'unica "merce" in cui le esportazioni russe superano le importazioni dall'Occidente, notavano i commentatori maschilisti, sono le donne, quelle belle. Ma le nuove russe hanno anche un cervello che funziona meglio di quello dei compatrioti uomini. Sono state più abili, determinate e coraggiose dei maschi ad affrontare i rischi e gli imprevisti del capitalismo. Forti dell'inventiva che consentiva loro di tirare avanti fra le amarezze dell'epoca comunista, le donne sono state le prime a gettarsi nell'economia privata, a cambiare mestiere, a rimettersi a studiare. Il settore dei servizi, in cui si registra un boom di attività  e profitti, sembra oggi popolato quasi esclusivamente di donne. Nelle nuove banche si incontrano molte più impiegate di impiegati. Che si tratti di andare a vendere cosmetici porta a porta per un'azienda americana, di lavorare nei fast-food che crescono ovunque come erba dopo la pioggia, o di costruire da zero un proprio business, le donne sono diventate indipendenti più in fretta degli uomini. Tra i nuovi mestieri femminili, ovviamente, c'è pure quello più antico del mondo, che in verità  esisteva, più timidamente, anche nell'Urss comunista: la prostituta. Nella nuova Russia sono diventate legioni, in strada, negli alberghi, nei night-club, in discoteca, tanto che tra i nostalgici del vecchio regime l'equazione "bella ragazza vestita alla moda uguale mignotta" è un automatismo. Indubbiamente, insieme a Brasile, Cuba, Thailandia, la Russia odierna è una della capitali mondiali della prostituzione. Il caso russo potrebbe essere un fenomeno transitorio: oggi molte russe vendono il proprio corpo perchè, nel caos della transizione da un sistema all'altro, non hanno alternativa, esattamente come succedeva a tante italiane nella Napoli descritta da Curzio Malaparte nel suo disperato romanzo La pelle. E in più, le russe si vendono perchè i russi, i loro uomini, padri, mariti, fratelli, le hanno abbandonate, preferendo consolarsi con una bottiglia di vodka (facciamo due o tre, una per il russo medio è un aperitivo) dagli sconvolgimenti provocati dal capitalismo. Le più appariscenti non sono nè puttane nè madonne: sono le modelle che volteggiano aeree, leggere, nelle sempre più frequenti sfilate d'alta moda di Mosca, sono le pupe fatali di gangster, neomiliardari, membri della vecchia nomenklatura riciclati o di quella nuova. Le si incontra di mattina negli shopping-center, addobbate come per una serata di gala, o la sera nei ristoranti più costosi, altere, irraggiungibili, voluttuose. Sono le interpreti di una "dolce vita" esplosa dopo un'astinenza durata sette decenni, o della tusovka, come si dice in russo, termine gergale a metà  strada fra happening, sballo, voglia scatenata di stordirsi e divertirsi, preferibilmente di notte. E in questo spendere denaro e spandere seduzione c'è qualcosa di esagerato, perfino di grottesco. àˆ facile, per noi occidentali, ironizzare sulle esagerazioni un po' volgari delle "nuove russe". Noi occidentali, di sesso maschile o femminile, godiamo i frutti della società  dei consumi da troppo tempo, per rammentare che all'inizio, quando scoppiò il boom economico dalle nostre parti, ci comportavamo anche noi come se fossimo in preda a una furia esibizionistica, talvolta un po' ingenua, talvolta decisamente kitsch. La donna russa, invece, non ha conosciuto, sino a oggi, il consumismo, il lusso, il benessere. àˆ come reduce da una lunga carestia, e si trova di fronte a una tavola imbandita di ogni prelibatezza: non resiste alla tentazione di abbuffarsi. Veste a mezzogiorno come a mezzanotte, si profuma più del necessario, spende subito tutto quel che guadagna, all'insegna del "chi vuol esser lieto sia, del diman non v'è certezza". E poi non ci sono soltanto le pupe della mala, le top model, le puttane, le playmates delle riviste patinate (in cirillico) o delle trasmissioni porno-soft in onda a tarda sera alla tivù. La nuova Russia ha anche donne in carriera, donne in parlamento, donne che, come prima, continuano a far funzionare il paese, guidando l'autobus, spazzando le strade dalla neve, salendo sulle impalcature dei cantieri edili. Senza contare le donne che continuano a mettere al mondo figli, nel paese con il più alto numero di aborti al mondo, un record causato dall'ignoranza e mancanza (fino a pochissimo tempo fa) di moderni metodi contraccettivi: i preservativi sovietici erano così inaffidabili da essersi guadagnati lo spiritoso soprannome di "galosce". Donne, per citarne una, come Tamara Baranova, che ha 42 anni e quindici bocche da sfamare, oltre a quella del legittimo consorte. Alla decima gravidanza ricevette il titolo e la medaglia di "Madre Eroica dell'Unione Sovietica", perchè l'impero comunista incoraggiava le famiglie numerose, promettendo premi per chi aveva dai dieci figli in su. Tamara ha proseguito a figliare anche dopo la scomparsa dell'Urss: il suo ultimo nato, Misha, ha appena sei mesi, e non è detto che non ce ne sarà  un altro. "Molti figli significano molta felicità ", mi spiegava qualche tempo fa Tamara, che vive modestamente con la sua folta tribù in un casermone popolare alla periferia di Mosca. "Certo", ammetteva, "la nostra è una vita dura, ma ce la siamo voluta. Ogni bambino porta problemi e fatica, ma tutto quello che serve è l'amore, e in questa casa ce n'è in abbondanza". Ecco qua, un'altra "esagerazione" tipicamente russa. Il fatto è che forse soltanto in Russia si può incontrare una madre esagerata come Tamara Baranova. O meglio, una santa come lei. E questo ci riporta alla denominazione originale di cui scrivevo all'inizio: Santa Madre Russia. Il paese femmina per eccellenza. Credete a uno che se l'è sposato.
 



 
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