La Rondine e il Prodigo (Antonio Mezzanotte)
Giovin Signor, da nobile
Ricca progenie uscito,
A dissipar si diè senza pietà
La pingue eredità,
Così che in breve terminò fallito.
Una pelliccia sol rimase a lui;
E fra gli averi sui
Questa serbato avea,
Tepido schermo all’ire d’aquilone,
Perchè il rigor del verno assai temea.
Ma, oh! caso inopinato!
Ecco una Rondin viene,
Ed ei con essa crede già tornato
Il tempo delle miti aure serene;
E in fretta ecco si spiccia
Ancor della pelliccia
(Che troppo omai lo grava)
Di quell’unico ben che a lui restava.
E chi non sà che riedono
Le rondini al venir del dolce aprile?
Quindi ormai sua pelliccia il Giovin prodigo
Inutile credè
E si dicea fra sè:
«Perchè degg’io ravvilupparmi in essa
«Or che ride la terra e ride il cielo,
«Mentre de’ fiori la stagion si appressa,
«E ci lascian le brine, e il duro gelo?
«Annunciatrice di stagion sì bella
«Ingannarmi non può la Rondinella.»
Così stolto Giovine
Sclamò, non male in fatto argomentando,
Ma goffamente errando
Intanto iva obbliando
Quella sentenza, antica sì, ma vera!
«L’arrivo d’una Rondine
«Non porta primavera».
Ed ecco in candidi
Fiocchi ricadono
Nevi crudeli;
Ecco si addensano
Di nuovo i geli;
Dei carri ascoltasi
Che sù vi passano
L’incomodo stridor:
Dai camini in aer sollevasi
Verticalmente
Il fumo, e rapido
Torbidamente
Annunzia che tornò l’aspro rigor.
Ve’ di ghiacci rabescato
Ogni lucido cristallo;
Insoffribile è il freddo, e omai ben sallo
Il nostro nobilissimo Insensato,
A cui sulle pupille
Chiama l’acuto gelo amare stille.
Giacersi al suolo esanime
Vede al suo piede innante
L’ingannatrice Rondine,
Ei pallido e tremante
A lei si volge, e con immensa pena
Può questi accenti balbettare appena:
«Infelice! Tu sei spenta,
«E di mia pelliccia privo
«Egro anch’io per te mal vivo
«Contro al verno crudel che mi tormenta.»
A. Mezzanotte
http://www.larici.it/culturadellest/letteratura/krylov/10.htm