"Corro e busso alla porta di un'isba. Entro.
Vi sono soldati russi, là . Dei prigionieri? No. Sono armati. Con la stella rossa sul berretto! Io ho in mano il fucile. Li guardo impietrito. Essi stanno mangiando attorno alla tavola. Prendono il cibo con il cucchiaio di legno da una zuppiera comune. E mi guardano con i cucchiai sospesi a mezz'aria. -Mniè khocetsia iestj, -dico. Vi sono anche delle donne. Una prende un piatto, lo riempie di latte e miglio, con un mestolo, dalla zuppiera di tutti, e me lo porge. Io faccio un passo avanti, mi metto il fucile in spalla e mangio. Il tempo non esiste più. I soldati russi mi guardano. I bambini mi guardano . Nessuno fiata. C'è solo il rumore del mio cucchiaio nel piatto. E d'ogni mia boccata. -Spaziba,-dico quando ho finito. E la donna prende dalle mie mani il piatto vuoto. -Pasausta, -mi risponde con semplicità . I soldati russi mi guardano uscire senza che si siano mossi. [...] Ora non trovo affatto strano, a pensarvi, ma naturale di quella naturalezza che una volta dev'esserci stata tra gli uomini. [...]In quell'isba si era creata tra me e i soldati russi, e le donne e i bambini un'armonia che non era un armistizio. Era qualcosa di molto di più del rispetto che gli animali hanno l'uno per l'altro. Una volta tanto le circostanze avevano portato degli uomini a saper restare uomini."
Mario Rigoni Stern, Il sergente nella neve.
Il freddo sul Don, la disperazione di uomini, la fame. Due nemici si incontrano per una non-tregua. La tregua la fanno i nemici, non gli uomini che pur parlando lingue diverse sanno leggersi negli occhi, e capirsi, per un istante, per poi ritornare ad essere belve feroci fuori dell'isba ed uccidersi.
Il cibo.
Nulla è più fraterno del cibo. Mangiare insieme. Minestra di latte con il miglio, sembra l'Ultima Messa a cui segue la Crocifissione. Nelle isbe molti italiani e russi hanno trovato rifugio, molte volte i contadini hanno fatto delle loro povere cose un rituale di scambio e di comunione.