
I due Sorci (Urbano Lampredi)
«Buone nuove, o mio figliulo;
«Finirà presto il flagello;»
Disse un Topo tettajolo
A un pauroso Sorcerello
«Quel tremendo gatto fiero
«Delle nostre spoglie altero;
«Non sò ben per qual ragione
«S’è azzuffato col leone.
«Potrai dunque a tuo diletto
«D’ora innanzi errar sul tetto;
«E sarem salvi ambedue,
«Dal terror dell’unghie sue.» -
«Ma, rispose quello stolto;
«Qui non c’è da rider molto;
«Anzi molto da temere:
«Che mi par già di vedere
«Quel terribile micione
«Azzuffarsi d’ira insano
«Con gran forza e agilità;
«E quel povero leone
«All’assalto orrendo e strano
«Come mai resisterà?
«Tu sai ben senza che io ‘l dica,
«Che natura a noi nemica
«Animale non ha fatto
«Più terribile del gatto.
Un vigliacco per natura
Ragionar così si sente
Perchè turbangli la mente
La viltade e la paura.
Strane cose il poverello
E a rovescio se le finge
Perchè tali al suo cervello
Il timore le dipinge;
Perciò stupido non crede
A chi meglio di lui vede
A chi ha più d’esperienza,
E ognor folle in sua sentenza
Crede un gatto al paragone
Più terribil d’un leone.
U. Lampredi
http://www.larici.it/culturadellest/letteratura/krylov/22.htm