ENI CON GAZPROM PER UN GASDOTTO, GAS DALLA RUSSIA IN UE
ROMA - Attraverserà il Mar Nero per 900 chilometri, affrontando profondità di oltre 2.000 metri. Poi farà rotta a nord ovest, solcando Bulgaria, Romania, Ungheria per arrivare in Austria; mentre un altro tracciato, che punta a sud ovest e guarda Otranto, potrebbe raggiungere, via Grecia, il tacco dell'Italia. E' un sistema di gasdotti di proporzioni europee, quello che Eni e Gazprom hanno annunciato, con la firma di un memorandum d'intesa per la realizzazione della pipiline denominata South Stream.
Un'autostrada del gas che porterà dalla Russia in Europa la materia prima di cui il Vecchio continente è affamato. E la crisi del gas dell'inverno 2006 è stato un chiaro avvertimento. Ad uscirne rafforzata è "la sicurezza energetica dell'Europa", ha osservato il ministro dello Sviluppo Pierluigi Bersani, presente alla firma dell'intesa. Non a caso dell'opera si è parlato anche a latere del Consiglio Europeo che si è chiuso a Bruxelles proprio poche ore prima della sottoscrizione dell'accordo. Per realizzare l'opera si prevedono tre anni dal momento in cui saranno arrivate tutte le autorizzazioni.
Secondo il numero uno dell'Eni, Paolo Scaroni, la fase di studio dovrebbe protrarsi "non più di qualche mese" e i lavori potrebbero partire tra 2008 e 2009, con completamento quindi tra il 2011 e il 2012. Il gasdotto avrà una portata di circa 30 miliardi di metri cubi e per costruirlo saranno investiti "molti miliardi di dollari", afferma Scaroni, sottolineando che è prematuro parlare di cifre. Ci sono ancora variabili sa definire. A cominciare dal fatto che non è ancora certo se, oltre al tratto offshore, saranno realizzate entrambi i tracciati via terra. "Potremmo fare solo il tratto attraversa l'Europa centrale, e non quello con approdo in Italia", ha detto Scaroni, spiegano che il gasdotto "non è pensato direttamente per l'Italia, ma per il mercato europeo, tra cui anche l'Italia".
Le basi del progetto, in ogni caso, sono state gettate. Ora c'é bisogno di una fase di approfondimento per entrare nel vivo. Gli studi di fattibilità dell'opera saranno la prima tappa e si articoleranno in tre fasi: una tecnica ed ambientale, dove il nodi più complesso da sciogliere è l'attraversamento del Mar Nero, con i suoi profondi fondali; una autorizzativa, comprensiva del via libera dell'Antitrust europeo; e una economica, dove saranno valutati i costi, che saranno sostenuti alla pari da parte russa e da parte italiana. I due gruppi energetici, però, non condivideranno solo l'impatto economico. South Stream è infatti una 'costola' del più ampio accordo raggiunto tra Eni e Gazprom il 14 novembre del 2006, con cui i russi si sono garantiti la possibilità di vendere in Italia il proprio gas e il gruppo italiano si è visto prolungare al 2035 i contratti di fornitura.
I due partner effettueranno insieme lo studio di fattibilità e gli studi mercato per valutare la commercializzazione del gas. Gazprom, inoltre, garantirà all'imbocco, in territorio russo, forniture di gas a condizioni tali da rendere il progetto finanziabile. C'é poi un'ulteriore ricaduta, che si intreccia con una delle vicende che in questi ultimi mesi ha visto protagonista Eni sullo scacchiere economico internazionale: la cessione degli asset Yukos, l'ex monopolista russo dell'energia che è fallito e il cui numero uno, Mikhail Khodorkovsky, è stato condannato a otto anni di prigione per evasione fiscale. Eni, in consorzio con Enel, si è aggiudicata ad aprile due società della galassia Yukos: Arctic Gas e Urengoil. A questo modo è entrata nel settore dell'estrazione in Russia e attraverso South Stream potrà far fruttare al meglio quest'opportunità.
