Da Mosca a Milano inseguendo l'arte
Ekaterina Garkavaya è un'artista russa che vive, studia e lavora a Milano. Quando ci siamo incontrati per parlare della sua arte e delle sue istallazioni, la prima cosa che dice a proposito è: “Cosa c'è di più interessante dell'essere umanoâ€Â. In una sola frase, in questa sua frase possiamo concentrare il suo attuale percorso artistico.
di Mauro Caterina
Ekaterina viene da Mosca, città a metà strada fra quella che fu la gloriosa capitale dell'impero Sovietico, e quella che vuole diventare la capitale di una Russia che volge lo sguardo all'Europa.
Inevitabilmente, si finisce col parlare della sua esperienza sotto il comunismo e lei non nasconde un certo disagio nel farlo. “Odio il comunismo, perchè ha fatto del male alla mia famigliaâ€Â, mi dice, “oggi però la Russia è spaccata tra ricchissimi e poveri, e abbiamo per presidente un ex KGBâ€Â. Non ci addentriamo molto nella discussione dall'aspetto squisitamente politico, e spostiamo la nostra attenzione sul suo modo di fare arte e sull'ultima esposizione fatta in galleria. Si chiama “Circus†l'istallazione di Ekaterina ed è come immergersi in un “trip†surreale fatto di sembianze maschili e femminili, nudi e semplici come mamma li ha fatti.
Forse alla 24enne moscovita la politica non interessa, ma è politica e come quando descrive nelle sue opere, il “Circo†della vita. Le forme sono stilizzate e ben visibili sullo sfondo bianco, rafforzando l'efficacia dell'idea e del concetto. L'essere umano visto e ricostruito in tutti i suoi aspetti quotidiani. Nella vasca da bagno come girato di spalle, intento a fare o pensare chissà quale gesto, chissà quale pensiero, chissà quale preghiera. Viene descritta la vita e la spettacolarizzazione di ogni suo ambito, come nell'opera di un uomo impiccato su di un palcoscenico. “Tutto oramai - dice l'artista russa - viene spettacolarizzato, anche la morte spiattellata in tv come una sorta di serial televisivoâ€Â.
Nell'istallazione di Galleria Formentini gli ampi spazi e il bianco dei muri, danno luce e dimensione alle opere che, secondo lei, anche se piccole hanno un grande significato, per questo hanno bisogno di uno spazio grandeâ€Â. C'è anche la città caotica, la Milano frenetica. Come dice Ekaterina: “Tutte queste persone uguali con giacca e cravatta, una sorta di uomo macchina, oppure l'uomo vuoto che non capisci chi èâ€Â.
Poi c'è anche “l'uomo in venditaâ€Â, facendo una lettura spietata di una piaga come quella del mercato degli organi umani, che passa sotto il “silenzio dei media e delle istituzioni internazionaliâ€Â.
Camminando lungo il percorso dell'istallazione, si arriva al “L'uomo con la testa in manoâ€Â. “Ci sono tanti regali che possono fare la gente felice - ci spiga - ma per lui è la testa il miglior regaloâ€Â. “Molti vogliono la casa, la macchina o il cellulare, lui vuole solo il suo cervelloâ€Â.
E' senza peli sulla lingua Ekaterina: “Il problema degli artisti è vendere e a volte si rischia di essere commerciali per questo motivoâ€Â. “Adesso voglio fare uscire quello che c'è dentro di meâ€Â.
Ma ritorniamo all'istallazione. Quando passi davanti “La donna con testa di cane†ti vengono in mente tutti gli stereotipi legati alla donna quando s'infuria. Chissà quanti mariti, rientrando da lavoro a casa, si sono trovati la stessa immagine davanti agli occhi, mentre la moglie gli faceva una sfuriata. Una buona dose di auto-ironia al femminile non guasta.
E poi ancora i “due amanti†che si fondono in un'unica immagine o le varie sculture-disegno a rappresentare gesti, posture e sembianze femminili. Il tutto presentato al pubblico in chiave ironica, asettica e grottesca. Come a dire, benvenuti dentro il grande Circus della vita.
Ekaterina studia all'Accademia di Brera e sta preparando un' istallazione fotografica dal titolo “Sguardo su Moscaâ€Â. “In questa istallazione fotografica voglio mostrare le due facce della mia città - lei ci spiega - raccontando le contraddizioni sociali e le disuguaglianze tra i ricchissimi e i poverissimiâ€Â.
Ed allora non resta che dire Dasvidania Ekaterina.
Mauro Caterina
( fonte web vocedimilano.it )