MARINA VERNA
INVIATA A TALLINN (Estonia)
Da mezzanotte l’Estonia entra nell’eurozona, diciassettesimo Paese dell’Unione Europea e prima ex repubblica dell’Urss a rinunciare alla sua moneta nazionale. Cerchi per le strade un segno di questo evento - uno striscione, un manifesto, un cartellone - ma non lo trovi. l Centro Scientifico la mostra interattiva sull’euro è stata aperta un solo mese e ha chiuso il 31 ottobre. Sportelli bancari non se ne vedono.
Nel piccolo Museo della Banca d’Estonia, dove c’è la collezione delle tante monete di un popolo tribolato - i rubli zaristi e sovietici, i marchi imperiali e nazisti, la corona della breve stagione d’indipendenza tra le due guerre mondiali del secolo scorso - l’euro non c’è ancora. Ma ovunque serve già per pagare e nessuno esita - o truffa - sul cambio. Contenti? «Diciamo non scocciati - dice il cassiere della Casa Estone, manovrando il doppio scomparto, qua le corone, là gli euro -. I soldi sono sempre soldi».
La Russia è lontana
Un changeover così fluido non si improvvisa certo e ha tante spiegazioni. La prima è il carattere degli estoni. «Sono pacati, pragmatici, misurati - dice Andrea Pompermaier, numero due dell’Ambasciata italiana a Tallinn -. Hanno il senso della misura. Si confrontano con i loro vicini lettoni, travolti dalla crisi e salvati dal Fondo monetario internazionale, e si sentono solidi. Si confrontano con la Finlandia - tre ore di traghetto, mezz’ora di aereo - e sentono che, pur essendo molto più indietro, raggiungere quel livello non è un obiettivo impossibile. Se poi guardano alla Russia, è solo per compiacersi della distanza che ormai li separa».
Un Paese «connesso»
L’Estonia, unico tra i Paesi Baltici, ha centrato tutti gli obiettivi internazionali: Ue, Nato, Schengen e adesso l’euro. Ha pure firmato il Protocollo di Kyoto ed è all’avanguardia nelle politiche ambientali. Un risultato straordinario, per una nazione grande poco più della Svizzera, con appena un milione e trecentomila abitanti. Un risultato costruito anche con la scelta di un regime fiscale leggero che, non tassando gli utili delle aziende, ha attirato molti capitali e molti investimenti stranieri. Il 97 per cento dei depositi bancari, ad esempio, è controllato da quattro grandi banche svedesi.
Tutte le istituzioni finanziariere sono in mani straniere. E l’industria informatica ha trasformato un Paese contadino in una tigre economica. Le renne del nostro immaginario sono ormai solo sui maglioni e i guanti dell’artigianato tradizionale. La nuova Estonia è quella della periferia di Tallinn dove c’è il centro di ricerca Skype, sintesi e simbolo del nuovo carattere nazionale: tecnologico, creativo, globalizzato. E l’Estonia è diventata e-stonia. «La gente si percepisce all’avanguardia nell’informatica - dice ancora Pompermaier - ed effettivamente lo è.
Qui tutti vivono in Internet, votano, pagano le tasse, ricevono le ricette mediche su Internet. Più nessuno va in banca, è per questo che non ci sono più sportelli su strada. E dopo anni che ragionano anche in euro, hanno fiducia che tutto sarà regolare, che questo changeover non riserverà sorprese sgradevoli. Vivono anche dell’esperienza dei sedici che li hanno preceduti, non c’è più sorpresa né attesa. Hanno già vissuto tutto su Internet».
L’austerità nel sangue
L’ultima frontiera tecnologica di questo Paese che, non potendo vivere all’esterno perché i mesi del gelo e del buio sono tanti, esalta tutto ciò che è interno, e dunque ha una dimestichezza con l’informatica che l’Italia, ad esempio, nel suo complesso certo non ha, è il pagamento col cellulare: bus, parcheggi, acquisti. Il conto arriva con la bolletta del telefono, il portafoglio in tasca non occorre più. Gli estoni, però, comprano poco.
Sono parchi e austeri, abituati alla frugalità da decenni di socialismo reale. E’ così che hanno messo i conti in ordine, domato il livello d’inflazione troppo alto nel 2007 - quando già sarebbero dovuti entrare nell’eurozona - e portato il debito pubblico al livello più basso dell’intera Unione: 8 per cento del Pil. Pil che, sceso del 14 per cento nel 2009, sta risalendo al punto che le previsioni per il 2011 danno un +4,4.
La nuova Mecca del turismo
A sollevare i consumi ci pensano i turisti. I Paesi Baltici sono la nuova meta dei viaggiatori colti, per Capodanno c’è il tutto esaurito e l’anno prossimo promette molto, essendo Tallinn la Capitale europea della Cultura 2011. Ma i danni della crisi finanziaria del 2008 si vedono ancora: la disoccupazione è al 17,5 per cento. All’Hotel Olimpia, simbolo della dominazione russa in Estonia, costruito per le Olimpiadi 1980 quando Tallinn fu scelta per le gare di vela, gran parte del personale di livello è formato da ex bancari e analisti finanziari, che con la crisi hanno perso il posto. Mettono a frutto il loro eccellente inglese, speranzosi che la loro carriera non finisca lì. Tutti contano molto sull’euro, una scelta che oggi - a differenza di quando fu presa la decisione - sembra azzardata.
«La maggior parte della gente accetta il punto di vista del governo che rinunciare alla corona rafforzerà l’Estonia politicamente ed economicamente - dice l’economista Battista Severgnini, un bocconiano con cattedra a Copenhagen e frequentazioni estoni -. E’ un segnale che li connette sempre di più all’Europa e li stacca dalla Russia. L’euro attirerà nuovi turisti dall’Ue, perché non dover cambiare valuta è un incentivo di viaggio. Ridurrà il costo delle transazioni finanziarie, abbasserà i tassi d’interesse e metterà fine alle speculazioni sulla svalutazione. Per molti estoni incarna la sicurezza del domani». Solo vantaggi? Ovviamente no.
«Se capita una nuova grande crisi finanziaria, il Paese non può più salvarsi svalutando. Il partito degli scontenti pensa che si stanno mettendo addosso una restrizione, che non saranno più liberi di decidere nel proprio interesse, ma è troppo tardi per tornare indietro. L’ingresso nell’euro è stata una decisione di lungo periodo, presa molti anni fa, quando la moneta era solida e vincente». Una scommessa rischiosa? «Non è detto. Con i suoi conti a posto, con la sua propensione alla sobrietà, l’Estonia può sperare di salvarsi, se la moneta moribonda morisse. Avrebbe le credenziali per chiedere di entrare in un eventuale Euro del Nord».
Il ritorno in Europa
La fierezza di essere quello che sono è evidente anche nel disegno nazionale degli euro che è stato scelto - già nel dicembre 2004, l’anno successivo all’adesione all’Ue - con una votazione pubblica durante un programma tv: c’erano dieci proposte, la più votata (27%) è stata quella con la mappa del Paese, l’anno di conio e la scritta Eesti (Estonia) sotto, il tutto circondato dalle dodici stelle dell’Unione Europea.
Questo disegno vale per tutti i tagli, cosa che non accade negli altri Paesi, ma che il creatore del motivo, Lembit Lohmus, in un’intervista ha spiegato così: «L’Estonia non compare nella faccia comune a tutti gli euro, perché nel disegno del 2004 c’erano solo i Paesi dell’Ue a quindici. E non compare neppure nella versione riveduta del 2007, con l’Europa stilizzata. Metterla era dunque una priorità». Come sono lontanti, i tempi della dominazione russa! L’indipendenza risale al 21 agosto 1991 e, se si eccettuano i casermoni della periferia e la minoranza russa, nulla ricorda quel passato. Il centro storico ha i tetti aguzzi e i colori tenui delle città baltiche, verso il mare si allargano vecchi quartieri ben restaurati, con le casette di legno e i giardini con gli alberi da frutto.
Quanto hanno sognato, gli estoni, tutto questo? Nelle stanze dell’Hotel Olimpia c’è uno specchio a tutta parete con incise le parole di «Imagine»... Hanno immaginato di liberarsi dei russi, e la storia li ha aiutati. Mosca li ha boicottati in tutti i modi, compreso un devastante attacco informatico nel 2007, quando il sindaco di Tallinn decise di spostare dal porto alla periferia la statua al soldato dell’Armata Rossa. Il monumento sovietico è stato comunque spostato. E l’informatica resta l’atout vincente di un piccolo popolo contadino che in pochi anni è riuscito a sedersi a tutti i tavoli europei che contano.
http://www3.lastampa.it/esteri/sezioni/articolo/lstp/381962/